I buonisti contro Checco Zalone. Ma sono loro a fare piangere

Caro Checco Zalone, volevo farti i miei complimenti. Perché con la tua canzone che lancia il tuo prossimo film Immigrato hai fatto venire fuori l’imbecillità del politicamente corretto.

Voglio dire: fai una splendida parodia di Celentano, ci metti dentro tutti gli stereotipi sugli immigrati, dove alla fine l’immigrato te lo prendi perfino a letto perché tua moglie si innamora di lui, un immigrato rappresentato in modo quanto di più simpatico ci sia (stupendo quando dici «perché proprio a me?», e lui risponde «prima l’italiano!»), e tu un protagonista con un giubbotto salviniano, molto divertente.

Insomma una sana operazione comica, ironica, una satira contro la retorica razzista, e cosa succede? Che saltano fuori i soliti indignati per accusarti di razzismo. Gente serissima, noiosissima, che capisce fischi per fiaschi, che non è capace di ridere, e dunque anche di poca cultura. Tipo questi dell’associazione di volontariato Baobab: «Il video Immigrato di Checco Zalone è terribile e non fa ridere. Banale spazzatura per il mercato delle festività». Arriva pure un certo professore universitario Luciano Giustini per twittare: «Poi uno dice da dove arriva il razzismo». Ha capito tutto, un genio. Tra poco, stai tranquillo, si accoderanno tutti gli altri, mi stupisco che Saviano non si sia ancora pronunciato dall’alto della sua tonitruante savianaggine.

A parte che, da meridionale quale sei, in numerosi film hai preso in giro i meridionali, che è quello che deve fare la satira, anche quella nazionalpopolare che fai tu, ma mi domando cosa direbbero questi scandalizzati se vedessero i grandi comici anglosassoni, da George Carlin a Ricky Gervais a Louis C. K., i quali hanno ironizzato su tutto, dagli omosessuali alle donne agli obesi agli handicappati ai vecchi, e in realtà proprio usando la satira hanno contribuito a abbattere muri di pregiudizi. Come Woody Allen lo ha fatto nei confronti degli ebrei, e nessuno lo ha mai accusato di nazismo, anzi sono stati gli ebrei i primi a sganasciarsi.

Ti dicono che non fai ridere, il problema è che questi qui fanno proprio piangere, per non dire altro. Di certo i Baobab o come cavolo si chiamano (senza offesa per loro, avranno altri meriti, di certo non quelli di capire la comicità), mi hanno messo una tale tristezza da avermi convinto a venire a vedere il tuo film di corsa. Dando prima un euro al mio amico immigrato che trovo sempre lungo la strada del cinema, per carità.

il giornale.it

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