Drogarono e stuprarono Desirée, ora sono a processo: “Violati i nostri diritti”

Sul banco degli imputati ci sono quattro cittadini africani.

Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. Secondo l’aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza, i quattro avrebbero abusato a turno di Desirée Mariottini dopo averle fatto assumere un mix di droghe che ne hanno provocato la morte.

Ad incastrare alcuni di loro ci sarebbero anche tracce dei dna trovate dagli investigatori sul corpo della ragazza. Si è aperto oggi il processo. La ragazzina venne trovata morta nell’edificio abbandonato di via dei Lucani, quartiere San Lorenzo di Roma, il 19 ottobre 2018. Oltre ad accogliere la costituzione di parte civile dell’associazione Telefono rosa, la presidente della terza sezione penale ha rinviato l’udienza al 15 gennaio per sciogliere le questioni preliminari.

“È una famiglia che si fa molta forza perché si aspetta giustizia”, dicono gli avvocati che assistono alcuni parenti. “Questa famiglia si è rivolta al Sert e ai servizi sociali appena ha saputo che la figlia era coinvolta in problemi di droga”. Come detto c’è anche Telefono Rosa fra le parti civili al processo per la morte di Desirée. La terza Corte di Assise ha accolto oggi la richiesta dell’associazione nazionale e della zia di Desirée, Michela. Presente, nell’aula bunker di Rebibbia. Molto provata, la mamma della vittima, Barbara.

Nel corso della prima udienza la difesa di uno degli imputati, Mamadou Gara, ha sollevato un’eccezione denunciando l’assenza di un interprete durante l’incidente probatorio che si è svolto nell’udienza preliminare dello scorso 8 ottobre e chiedendo quindi la nullità degli atti svolti in quella sede. In quell’occasione furono ascoltati alcuni testimoni che si trovavano all’interno dell’edificio di via dei Lucani, i quali confermarono di aver provato a chiamare l’ambulanza per soccorrere Desirée, ma gli fu impedito dagli indagati.

La decisione sul merito si conoscerà nel corso della prossima udienza. Dall’inchiesta era emerso uno spaccato di vero degrado urbano. Desirée aveva avuto accesso all’edificio di San Lorenzo grazie alla conoscenza del gruppo di spacciatori, gli stessi che le hanno poi somministrato un mix di gocce, metadone, tranquillanti e pasticche. In seguito era stata stuprata a turno e lasciata morire all’interno del capannone.

Contro gli imputati ci sono le testimonianze di alcune persone (molte senza fissa dimora) che hanno assistito alla violenza sessuale di gruppo, fra le quali Narcisa Leon, tossicodipendente equadoregna, e Muriel Kafusa che aveva provveduto a rivestire la Mariottini dopo averla vista nuda sdraiata su un giaciglio improvvisato. “Non sono responsabile della morte di questa ragazza, chiedo perdono e scusa alla madre e alla famiglia e rispetto il loro dolore”, ha affermato in aula Yussef Salia. Salia ha anche annunciato di voler ritirare la denuncia presentata contro i genitori di Desirée per omessa vigilanza sulla giovane.

il giornale.it

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