Oliviero Toscani torna alla carica: “Salvini vale come una Panda usata”

Una multa da 8mila euro non è bastata per fermare Oliviero Toscani: la recente condanna da parte della quinta corte d’Appello di Milano presieduta da Giovanna Ichino – che ha accolto la richiesta della Procura generale e dell’avvocato Claudia Eccher – ha visto il fotografo essere accusato di aver diffamato Matteo Salvini in alcune dichiarazioni alla radio.

“Poverino, mi fa un po’ pena. Poverino. Sembra un maialino sotto il piumino. Maialino cicciottello. Salvini fa i pomp*** ai cretini, e va benissimo per quello. Fa anche rima. Prende per il culo chi vota”, le offese esplicitate nei confronti del leader della Lega.

Nel luglio del 2017 era stato già condannato in primo grado per il medesimo motivo, ma nel frattempo i battibecchi tra i due non sono mancati. Qualche tempo fa, intervenuto ai microfoni di Radio Capital, era passato nuovamente all’attacco verso l’ex ministro dell’Interno: “Io non sono nemico di Salvini, è lui che è nemico dell’Italia! Gli italiani che votano sono il 40%, di quel 40% lui prende una percentuale inferiore a quella del PD. Smettiamola di fare i frignoni, noi non salvinisti”. A inizio novembre il giudice ha archiviato la sua ultima offensiva: “È un fascista? No, di più. Peggio, dopo aver visto ciò che si è visto. Chi è che parla di castrazione? E lui dice no, non possono sbarcare…non sono clandestini sui barconi c’è della gente. Salvini è un incivile”.

“Una Panda usata”

Come se non bastasse Toscani ha rivendicato le offese e ha rincarato la dose. All’Adnkronos ha così commentato la condanna ricevuta: “I soldi servono per dire quello che uno dice, in questo caso sono soldi ben spesi. Salvini vale come una Panda usata e se insultarlo mi costa 8mila euro ne vale la pena”. Il fotografo si è detto addirittura soddisfatto e contento: “Lui voleva 800mila ma ne becca solo 8mila. Ringrazio la sentenza perché sono uno che passerà alla storia per aver speso soldi per dire la verità su questo personaggio. Io farò comunque ricorso in Cassazione”.

Anche in passato non aveva fatto passi indietro: “Sono andato persino al palazzo di giustizia per i commenti che faccio. La penso così e pago per questo, i soldi servono per dire quello che uno pensa, questo è il mio commento. È il mio pensiero, il pm mi ha detto ‘va bene’. Quello che ho detto è quello che penso”.

il giornale.it

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