Martina morì per sfuggire allo stupro, ma i suoi aguzzini la fanno franca

Prescritta l’accusa di morte come conseguenza di altro reato. Lo ha dichiarato la Corte d’appello di Firenze chiamata a giudicare  i due 27enni di Castiglion Fibocchi condannati in primo grado dal Tribunale di Arezzo, per la morte di Martina Rossi. La ventenne studentessa genovese che precipitò dal balcone di una camera al sesto piano dell’hotel Santa Ana a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011.

Nel giudizio di primo grado il tribunale aveva inflitto ai due imputati una condanna a sei anni di carcere riconoscendoli colpevoli di morte come conseguenza di altro reato e tentata violenza di grupp. E stabilendo quindi una pena di tre anni per ogni reato.

Secondo l’accusa, al ritorno dalla notte in discoteca, Martina  sarebbe salita in camera dei due giovani di Castiglion Fibocchi perché nella sua camera le amiche erano in compagnia degli altri due ragazzi della comitiva di aretini. E avevano formato due coppie.

Sarebbe stata oggetto di un tentativo di stupro. La 20enne avrebbe tentato una fuga disperata. Vide il muretto sul balcone che separava la stanza dei due giovani da un’altra e lo considerò la via di fuga ideale. Maperse l’equilibrio e cadde nel vuoto.

Il muretto che separava le due camere la prova del suicidio della giovane perché poteva essere scavalcato con facilit. E se Martina fosse voluta scappare, avrebbe potuto farlo senza grosse difficoltà.

Dopo il pronunciamento della Corte d’appello di Firenze che ha dichiarato estinta per prescrizione l’accusa di morte come conseguenza di altro reato, in caso di una condanna dei due imputati anche in secondo grado la pena potrebbe essere dimezzata.

La presidente della Corte d’appello ha poi rinviato il processo al 20 settembre 2020 con possibile prosecuzione per il 5 ottobre.

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