Il voto sulla fiducia a von Der Leyen ha spaccato il Movimento 5 Stelle

La votazione sulla fiducia alla nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha spaccato il Movimento 5 Stelle.

I 14 eurodeputati grillini non hanno infatti votato compatti per la squadra presentata dalla tedesca al Parlamento Europeo, riunito in seduta plenaria in quel di Strasburgo. I voti favorevoli dei pentastellati sono stati 10, ai quali si devono aggiungere due contrari, ovvero Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini, e due astenuti, Eleonora Evi e Rosa D’Amato. Ricordiamo che in totale ci sono stati 461 voti a favore, 157 contrari e 89 astenuti.

Il Movimento 5 Stelle fu determinante per l’elezione di Ursula von der Leyen dello scorso 16 luglio, quando la tedesca ottenne 383 voti a favore, appena 9 in più rispetto alla maggioranza necessaria. Il sostegno necessario arrivò proprio dai grillini, che nell’occasione crearono un primo strappo con gli allora alleati di governo leghisti, compatti nel votare “no”. Oggi, dopo quattro mesi da quella votazione, i pentastellati sembrano aver cambiato idea. L’approvazione in blocco della von der Leyen è solo un lontano ricordo, e questo indica chiaramente che gli equilibri all’interno del movimento fondato da Beppe Grillo sono ormai andati a farsi benedire. I malumori sulla riforma del Mes hanno creato due schieramenti in seno al partito: da una parte i favorevoli alla modifica, dall’altra i contrari. E le due fazioni si sono date battaglia in Europa.

La versione dei grillini

In ogni caso, alcuni grillini protagonisti del voto hanno dato la loro versione dei fatti. Il capo delegazione del Movimento 5 Stelle, Tiziana Beghin, è stata chiara: non tutta la squadra di Ursula convince i pentastellati. Le parole di Beghin sono inequivocabili: “Il nostro sì di oggi non è una cambiale in bianco. L’Europa ha bisogno di un governo subito e di tanti sì, dal ricollocamento obbligatorio dei migranti, alla riforma del Patto di Stabilità, agli investimenti green, al ‘Made in’ per le nostre imprese. Grazie a queste priorità Ursula Von der Leyen a luglio ha ricevuto la nostra fiducia. Abbiamo già perso troppo tempo e i cittadini ci chiedono risposte che non possono più attendere. Non nascondiamo che non tutta la squadra della nuova Commissione ci convince: durante le audizioni abbiamo visto giganteschi conflitti di interesse e ascoltato troppi distinguo, troppi se e troppi ma. Il Movimento 5 Stelle aspetterà al varco la nuova Commissione. Contro i cambiamenti climatici ci aspettiamo l’esclusione dal Patto di Stabilità dei fondi per ricostruzione e per la prevenzione idrogeologica. Contro la crisi dell’acciaio che mette a rischio migliaia di posti di lavoro bisogna utilizzare il Just Transition Fund anche per l’acciaio, oltre che per il carbone”.

Il duro affondo al Pd

Durissimo, invece, il post scritto su Facebook da Piernicola Pedicini, uno dei due europarlamentari grillini a votare contro la Commissione von der Leyen: “Votare la von Der Leyen vuol dire votare un intero pacchetto. E nel pacchetto c’era anche la Lagarde alla presidenza della Bce, per fare un esempio. Nel pacchetto, e stavolta per responsabilità del nostro Governo, ci sono anche i ruoli chiave dei ministeri con personaggi che rappresentano il filo continuo con la politica di svendita dell’Italia in Unione Europea”.

Pedicini non risparmia un affondo agli alleati del governo del Pd: “Abbiamo un Presidente del Parlamento del Pd, un ministro dell’economia del Pd, un ministro degli affari Europei del Pd…e adesso anche un Commissario europeo del Pd. Alle audizioni del Parlamento europeo mi sono permesso di chiedere al Commissario designato Gentiloni se, per l’incarico che aveva ricevuto, avrebbe avuto il coraggio di mettere in discussione quelle regole europee che schiacciano l’Italia e lui, per tutta risposta, ha pensato bene di sacrificare l’alleato di governo per rassicurare i colleghi tedeschi e francesi che si sono affrettati a votarlo. Tipico del Pd. Perché quelli del Pd sono fatti così, ti fanno i complimenti, ti dicono che sei bravo, ti dicono che dobbiamo lavorare insieme…solo che, nel frattempo, le nomine del sistema Italia in Unione Europea, con la piena collaborazione della Rappresentanza italiana (anch’essa tutta del PD) le hanno fatte tutte loro”.

il giornale.it

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