Salva-Stati, Cottarelli dà ragione alla destra. Ma senza mai nominare Meloni e Salvini

Si è svolto questa mattina, in un clima di grande tensione, l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il Commissario Ue per gli Affari economici Pierre Moscovici. Il presidente del Consiglio è poi tornato al tavolo sul Mes, il Meccanismo di stabilità europeo, in un vertice di maggioranza che non ha sciolto il nodo. Votare o non votare (come chiedono Salvini e la Meloni) il salva-Stati europeo?

Bruxelles non sembra disposta a fare sconti all’Italia: «Quello sul Meccanismo Europeo di Stabilità è un testo accettato a giugno da parte del governo precedente. Oggi ci sono persone che ne parlano in modo diverso, ma c’erano anche loro quando è stato adottato». In conferenza stampa Pierre Moscovici, commissario uscente agli Affari Economici, pur senza citarlo, chiama in causa Salvini. E risponde agli attacchi fatti al documento che definisce “un trattato piuttosto tecnico, ma anche un compromesso favorevole all’Italia e come tale accettabile dall’Italia”. Quanto a quella che definisce la “svolta di Salvini” Moscovici ammette che “non è un mistero che noi due non siamo sempre andati d’accordo, anzi, è il minimo che si possa dire”.

Anche Cottarelli non condivide il salva-Stati

L’economista italiano più ascoltato da media e politici, Carlo Cottarelli, in un articolo sulla Stampa, boccia decisamente il Mes. Usando un po’ gli stessi argomenti del centrodestra, ma senza mai citare Salvini e Meloni. Il rischio dell’austerity, col salva-Stati, secondo Cottarelli, è altissimo. «Il Mes può prestare al Belpaese soldi europei (cioè risorse fornite o comunque garantite dagli altri paesi europei). Ma vuole essere ragionevolmente certo che i soldi saranno restituiti. Chiede quindi che il Belpaese ponga in atto certe azioni: tagliare la spesa pubblica, aumentare le tasse, insomma mettere a posto i propri conti. Questo è il principio della condizionalità: i prestiti del MES sono erogati a patto che il Belpaese sia disposto a fare certe cose. La questione di cui si sta discutendo è se tra queste cose ci sia la ristrutturazione del debito pubblico…».

I danni all’Italia dalle nuove regole imposte dalla Ue

Cottarelli, dopo la premessa, va al punto. «Ristrutturare il debito significa ripagare solo in parte i creditori, insomma, quello che ha fatto la Grecia nel 2012. Perché il Mes dovrebbe chiedere la ristrutturazione del debito come condizione per prestare soldi? Per diversi motivi. Primo, il debito del Belpaese si ridurrebbe immediatamente, rendendo quindi più facile ripagare il Mes. Secondo, riducendo il debito iniziale si potrebbero avere delle politiche meno austere, cioè meno aumenti di tasse e tagli di spesa. Il conto lo pagherebbero i creditori, secondo un principio di equa distribuzione del costo dell’ aggiustamento tra debitore e creditore».

C’è un però. E riguarda tutti noi. «Uno dei vantaggi principali di una ristrutturazione del debito-quello di far pagare ai creditori il rafforzamento dei conti pubblici piuttosto che ai cittadini del paese in questione-sarebbe molto inferiore nel caso dell’Italia. Qui il 70 per cento del debito è detenuto dagli italiani stessi. La ristrutturazione del debito sarebbe per oltre due terzi una tassa che gli italiani dovrebbero pagare. Quindi non un’ alternativa all’austerità, ma una forma di austerità (la patrimoniale di cui oggi tanti parlano). Quindi l’ Italia fa bene a opporsi a questi aspetti della riforma del Mes».

«Il Mes è però un’istituzione essenziale – spiega ancora Cottarelli – perché è necessario avere un meccanismo europeo di sostegno ai paesi in crisi. In realtà l’ ondata di critiche al Mes è venuta proprio da chi critica non tanto la riforma in questione ma l’esistenza stessa di una istituzione, il Mes, che interverrebbe sì in sostegno dei paesi, ma in cambio di condizioni. Si vorrebbe un intervento senza condizioni, un regalo dall’ Europa a chi non ha tenuto i conti in ordine. Questo, francamente, mi sembra irrealistico…».

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