M5S, tutti contro Di Maio: «Hai fallito, basta: devi lasciare prima di distruggerci»

Tutti contro Luigi Di Maio. Il voto della piattaforma Rosseau, che ha smentito il leader sulla presenza delle liste in Emilia e Calabria, ha aperto gli argini. E scatenato vecchie e nuovi rancori. «Usiamo Rousseau per davvero, non come scudo dietro cui nascondersi. E non per procrastinare la presa di coscienza dell’inevitabile, ovvero che il ruolo del capo politico singolo ha fallito. E che l’unica grande riappropriazione della propria identità è lavorare come intelligenza collettiva, riconoscendola e rispettandola».

Lo scrive Roberta Lombardi su Facebook, in un durissimo post in cui chiede che ora siano gli attivisti dell’Emilia Romagna e della Calabria a decidere se stringere alleanze e con chi. «Il piccolo principe ricordava a se stesso che l’essenziale è invisibile agli occhi, perché non si vede che col cuore. Quello che abbiamo regalato e condiviso con il MoVimento fino ad oggi e che ci permette di vedere davvero se lo vogliamo!».  Evidenzia Lombardi nel suo lungo post

Lombardi contro Di Maio si appella agli iscritti

«Proprio per il rispetto profondo che nutro nei confronti degli iscritti e ben sapendo che noi eletti siamo solo dei portavoce di una comunità, mi aspetto ora che il prossimo imminente quesito su Rousseau sia dedicato ai soli cittadini emiliano-romagnoli e cittadini calabresi con una vera possibilità di scelta. Andare al voto da soli, cercando di coinvolgere liste civiche vere; andare al voto in coalizione con il centro sinistra; andare in coalizione con il centro destra».

«Sappiamo fare due cose insieme, riorganizzare e andare ad elezioni», scrive inoltre Lombardi coniando l’hashtag “#multitaskingnontetemo!”. Chiaro riferimento al rinvio degli stati generali del Movimento per permettere ai 5 Stelle di correre in Emilia Romagna e in Calabria. «Quindi cogliamo il vantaggio dello strumento, usiamo Rousseau per davvero, non come scudo dietro cui nascondersi!».

Interviene anche il senatore del M5S Nicola Morra ai microfoni di Radio 24: «Il voto di ieri su Rousseau dimostra che l’uomo solo al comando scoppia, c’è la necessità di gestire il Movimento in maniera più collegiale e plurale». «Noi -aggiunge- i voti li rispettiamo ma Emilia Romagna e Calabria sono realtà diverse. Le mele non si associano alle pere e per questo io ho deciso di non votare. Dobbiamo difendere la nostra identità, perché dovremmo sostenere Bonaccini? La richiesta degli attivisti è un’altra».

Bordate anche da Nesci e Castaldo

Dalila Nesci, deputata del M5S, risponde così alla domanda se, dopo il voto su Rousseau, Di Maio debba saltare: “Adesso deve cambiare la dirigenza politica, l’uomo solo al comando è un errore che altri hanno commesso e che non dovremmo ripetere, una sola persona non può gestire tutto e la riprova è il momento di difficoltà che viviamo. Abbiamo dei problemi di trasparenza e chiarezza”. “Con la mia proposta di candidatura -aggiunge- ho posto un problema per tempo. E il voto di ieri ha confermato che non era lineare la volontà politica di Di Maio sulle elezioni in Calabria. Il percorso al momento sul piatto è un candidato civico, soluzione che non condivido ma il nome che si fa è il professore Francesco Aiello (ordinario di Politica economica dell’Università della Calabria, ndr)”.

Per Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del parlamento europeo ospite di Agorà su Rai Tre, “il problema non è la leadership del singolo”. «Il problema è il meccanismo di coinvolgimento e delle varie sensibilità… Il consiglio che gli do (a Di Maio, ndr) è sempre cercare di governare i fenomeni, piuttosto che subirli».

Dassì all’attacco di Di Maio

Duro j’accuse anche dal senatore M5S Emanuele Dessì. Il parlamentare si rivolge direttamente al leader pentastellato. «Luigi, ora basta», scrive. «Arriva sempre il momento, per ognuno di noi, di guardarsi allo specchio e ammettere che nonostante gli enormi sforzi fatti, il grande lavoro prodotto, stiamo fallendo. Abbiamo sbagliato? Sì, tutti e tanto, soprattutto quando abbiamo pensato che bastasse uno di noi, il più bravo, per condurre il Movimento. Non è cosi». «Gli uomini soli al comando, nei gruppi come il nostro, non funzionano. Non mi piaceva Berlusconi, non mi piaceva Renzi, non mi piaceva Salvini. Ma il quel ruolo non piace neanche Luigi Di Maio. Noi dovevamo e dobbiamo essere qualcosa di diverso. Dovevamo e dobbiamo dare un segnale di cambiamento, soluzioni innovative, nel merito ma soprattutto nel metodo», lo sfogo del senatore di Frascati.

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