Salvini capro espiatorio: gli investitori temono di più questo governo

L’intervista a La Repubblica del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, mostra come una maggioranza divisa su un gran numero di questioni punti a durare ancora un po’ di anni facendo leva sulla diffusa avversione nei riguardi di Matteo Salvini.

In effetti, la tesi del ministro è che l’Italia dovrebbe tenersi questo governo, basato sulle mille sfumature del rosso, per evitare un nuovo esecutivo con la Lega. E a suo dire «gli investitori non vogliono sentir parlare della possibilità di un ritorno di chi, come Salvini, tifa per Vox e ha messo in discussione l’ancoraggio europeo dell’Italia».

Ovviamente, i primi problemi dell’Italia quelli che decidono della nostra salute anche sui mercati sono ben altri. A penalizzarci sono soprattutto il debito, la mancanza di investimenti stranieri, l’incertezza del diritto, la volontà di non responsabilizzare le regioni (e infatti l’autonomia è al palo), l’incapacità a tagliare le spese, la difficoltà a garantire un quadro giuridico che permetta alle imprese di operare, come insegna il caso ex Ilva.

Certo l’alleanza di Salvini con i neofranchisti di Vox può inquietare molti in Europa, ma va detto che il partito di Santiago Abascal è alleato in varie parti di Spagna con partiti molto bene accolti nei palazzi europei. Per giunta quanti a Bruxelles contestano Salvini non hanno affatto sulla Catalogna una posizione davvero diversa da quella di Vox, dato che ancora oggi il Parlamento europeo impedisce agli eletti indipendentisti catalani di entrare in aula: nonostante i due milioni di voti ottenuti.

Per giunta, ormai la stessa Lega si rende conto che le sue vecchie battaglie anti euro non pagano. Ne discende che oggi sta mettendo abbastanza in un angolo quanti, come Alberto Bagnai e Claudio Borghi, parlavano del progetto di uscire dalla moneta unica.

Focalizzarsi sul «pericolo Salvini», allora, vuol dire prenderci in giro. Perché se molti in Europa e a ragione guardano con apprensione a quanto succede a Roma questo lo si deve soprattutto al fatto che abbiamo un governo ultra-statalista che intende solo aumentare la pressione fiscale, che sta costruendo un Panoptikon fiscale che annulla ogni privacy, che sta espandendo sempre più l’area della regolazione pubblica.

Per questo motivo le polemiche su Salvini e sulle sue simpatie per questo o quel leader estremista sono allora soltanto pretesti. I comunistelli del Palazzo agitano vecchi drappi nella persuasione che questo li rafforzi, ma il gioco è talmente scoperto che, in realtà, nemmeno si rendono conto di lavorare proprio per il Capitano. Ora come in passato, sono quanti demonizzano la Lega a condurre la migliore campagna elettorale a suo favore.

I veri problemi, però, sono altri. E hanno a che fare con un ceto politico che tutto vuole meno che ridurre il suo raggio d’azione, e che con questa determinazione a difendere il proprio potere rischia di portare l’intera economia in fondo al baratro.

il giornale.it

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