“Ha dato mazzette per far candidare la moglie”. Nuovo terremoto su Forza Italia, scattano le manette. E i coglioni sarebbero gli italiani?

Un iter amministrativo da sbloccare per ottenere l’ampliamento della discarica di Grottaglie, in Puglia, in cambio di soldi e un’auto di lusso. Poi mazzette per indirizzare una gara d’appalto relativa all’igiene urbana nel comune di Sava. È lo scandalo per il quale ieri è stato arrestato l’ex presidente della provincia di Taranto, nonché ex sindaco di Massafra in quota Forza Italia, Martino Tamburrano, assieme ad altre sei persone. Ai sette indagati, a seconda delle posizioni, i pubblici ministeri Maurizio Carbone ed Enrico Bruschi contestano reati che vanno dalla corruzione fino alla turbata libertà degli incanti.

A finire in carcere, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Vilma Gilli, sono stati: l’ex dirigente della Provincia Lorenzo Natile, l’imprenditore Pasquale Lonoce titolare di una società attiva nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, e il procuratore speciale della società che aveva in gestione la discarica di Grottaglie Roberto Venuti. Ai domiciliari, invece, sono finiti gli altri tre indagati ossia Rosalba Lonoce, figlia di Pasquale, l’ex presidente Amiu Federico Cangialosi, e l’ex dirigente Amiu Mimmo Natuzzi nonché presidente e membro della Commissione di gara per la raccolta di rifiuti solidi urbani.

Tutto avrebbe avuto origine nel lontano agosto 2017 quando la Provincia di Taranto, dopo aver ricevuto i pareri negativi da parte degli organi preposti, respingeva la richiesta di ampliamento della discarica di Grottaglie da tempo colma di rifiuti e quindi inservibile. Pur di farla tornare in attività, però, il procuratore Venuti sarebbe stato disposto a tutto. Così decideva di rivolgersi all’amico Pasquale che vantava conoscenze all’interno dell’amministrazione provinciale, in particolare con l’allora presidente Tamburrano.

Un canale di comunicazione diretto attraverso il quale veniva chiesta una nuova valutazione della richiesta, già bocciata, di autorizzazione per l’ampliamento della discarica che, sostanzialmente, avrebbe permesso il sopraelevamento della stessa di 15 metri rispetto al livello di colmata, di fatto permettendo la ripresa delle attività. Un impegno per il quale il politico di Forza Italia si prodigava facendo nominare un nuovo comitato tecnico e un dirigente del settore che fossero compiacenti. In cambio di ciò, Tamburrano riceveva una tangente di 5mila euro al mese, più la promessa di una lussuosa automobile Mercedes Glc del valore di oltre 50mila euro.

Ma c’è di più perché l’accordo corruttivo, così come si legge nell’ordinanza, sarebbe servito anche ad altro. Parte dei soldi finiti nelle tasche del presidente della provincia, infatti, sarebbero stati usati per finanziare la campagna elettorale della moglie di Tamburrano, Maria Francavilla, anch’essa tra le fila di Forza Italia, candidata al collegio uninominale del Senato di Taranto dove, però, non venne eletta.

Ma l’ex presidente della Provincia di Taranto non si sarebbe limitato a questo. Come accertato dai pm Carbone e Bruschi, infatti, il potente politico di Forza Italia si sarebbe adoperato anche per pilotare un’importante gara d’appalto. Si tratterebbe di quella per il servizio integrato di igiene urbana ed ambientale del piccolo comune di Sava del valore di 2 milioni e 800mila euro. Per riuscirci avrebbe influito sul giudizio tecnico di due professionisti dell’Amiu, per far risultare vincitore un suo amico.

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