Per Macron guai senza fine. Passaporti: fermato Benalla

Nel pieno del grand débat che vede il presidente francese confrontarsi con centinaia di sindaci, ieri è stato preso in custodia Alexandre Benalla, l’ex bodyguard di Emmanuel Macron su cui pesano nuove accuse.

Già perseguito per le violenze del 1° maggio, giorno in cui ha picchiato dei manifestanti, è sotto inchiesta anche per uso improprio di passaporti diplomatici detenuti e probabilmente ottenuti con l’inganno. Comunque ne era titolare fino all’estate scorsa, cioè qualcuno li ha autorizzati. Non li ha riconsegnati dopo il licenziamento dall’Eliseo ed era tornato a prenderli nella sua stanza, ha ammesso lui stesso, usandoli poi per viaggi d’affari privati.

La sua versione contraddice quanto dichiarato dall’Eliseo, sulla cui base ieri sono scattate le manette per il 27enne che ora rischia 15 anni di reclusione e una multa di 225mila euro. A mettere la giustizia nelle condizioni di privare Benalla della libertà, le parole del capo di gabinetto di Macron rese mercoledì. Per Patrick Strozda, sarebbe infatti «falso» il rapporto della presidenza con cui ha ottenuto il secondo passaporto. Resta la domanda: l’Eliseo ha vigilato sufficientemente su Benalla? Com’è possibile che l’ex tuttofare del presidente sia volato in Ciad pochi giorni prima di Macron lo scorso dicembre proprio con quel passaporto?

Si è servito dei documenti «una ventina di volte» dal 1° agosto al 31 dicembre, ammette Strozda: «Con questo individuo scopriamo sempre cose nuove». Un assist ai giudici ma una nuova grana per Macron, poiché emerge pure l’uso di un telefono criptato da 2500 euro, oltre ai viaggi in Africa, Israele e altri Paesi e messaggi scambiati tra il presidente e l’ex bodyguard dopo il licenziamento. Il 27enne, oltre ai passaporti si era infatti tenuto stretto il «suo» Teorem (il cellulare a prova di spioni affidato ad alte gerarchie, 30 quelli in dotazione all’Eliseo). A Palazzo si sono accorti della mancanza dell’apparecchio solo il 4 ottobre scorso, permettendo a Benalla di servirsene per settimane.

Macron disse ai suoi parlamentari di essere «l’unico responsabile» dell’affaire, l’estate scorsa. Ora siamo al bis. E i senatori – che Macron vorrebbe abolire – interrogano i protagonisti uno per uno. Sembra infatti incredibile attribuire simili accadimenti solo al 27enne o, come dice Strozda a «disfunzionamenti». La commissione d’inchiesta del Senato ha reclamato in audizione il ministro dell’Interno e quello della Difesa. L’ex bodyguard risponderà lunedì. L’indagine preliminare che ha portato al fermo è stata aperta il 29 dicembre per «violazione della fiducia», «uso senza diritto di un documento giustificativo di una qualità professionale» ed «esercizio di un’attività in condizioni suscettibili di confondersi con un pubblico ufficiale» su segnalazione dell’Eliseo. Si è estesa ai reati di «falso», «uso di falso» e «impropria ricezione di documento amministrativo». Il timore delle alte gerarchie è che dopo Benalla possa toccare a qualcun altro.

il giornale.it

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