Destra e sinistra unite contro Macron I gilet gialli compattano la Francia

gilet gialli uniscono destra e sinistra radicale. È questa una delle caratteristiche principali del movimento di protesta che sta letteralmente paralizzando la Francia e che ha invaso il centro di Parigi. La violenza degli ultimi giorni, in larga parte dovuta all’infiltrazione dei teppisti che hanno messo a ferro e fuoco la capitale, non deve far passare in secondo piano i termini della protesta. Né deve oscurare quello che invece sta diventando sempre più evidente: è una protesta trasversale, dirompente e che unisce la Francia da destra a sinistra.

Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, leader  rispettivamente di Rassemblement National e La France Insoumise, non hanno mai negato il loro sostegno alla protesta. Anzi, nel momento in cui il governo francese ha iniziato a etichettare i gilet gialli come “fascisti” o come sobillati dall’estrema destra, è stato lo stesso leader della sinistra ha condannare queste affermazioni. “È una protesta di popolo” ha scritto su Twitter Mélenchon. E per la prima volta, in un Paese estremamente polarizzato come la Francia, le due anime del Paese si uniscono contro un obiettivo comune: Emmanuel Macron.

L’attacco a tenaglia, da destra e sinistra, si è confermato anche nella serata di domenica, quando i due leader hanno chiesto quasi in contemporanea elezioni anticipate. Entrambi ritengono che sia l’unica strada per uscire da un’impasse che i gilet gialli non hanno in realtà provocato quanto fatto affiorare in modo violento.

Su France 3Marine Le Pen ha dichiarato che non vede alternative a “come uscire da questa crisi, se non tornando alle urne”. Per la leader della destra francese, è necessaria una “rappresentanza proporzionale e dobbiamo sciogliere l’Assemblea nazionale in modo da avere nuove elezioni proporzionali” e vuole chiedere “una moratoria totale su tutte le tasse che colpiscono benzina e gasolio”. Il motivo che è all’origine della protesta.

Dall’altro lato del panorama politico francese, il leader della sinistra radicale Mélenchon ha chiesto anche lui elezioni anticipate. L’uomo simbolo di La France Insoumise ha detto ai microfoni di Bfm Tv che “c’è solo un modo per decidere, è il voto, si chiama scioglimento”. E anche lui ha chiesto lo stop all’aumento del prezzo dei carburanti, motivo di esplosione della protesta.

Il fatto che sinistra e destra radicale (ed estranee al  governo) siano perfettamente concordi è un messaggio di fondamentale importanza per comprendere l’innovazione offerta dai gilet gialli nel panorama politico di Parigi. Macron è diventato l’obiettivo del malcontento popolare. E questo malcontento popolare è diluito in un unico colore: il giallo delle divise che hanno paralizzato il Paese. Una novità che per l’Eliseo non va sottovalutata. Come non va sottovalutata per tutta la Francia e forse, anche per l’Europa.

La protesta dei gilet è diventata trasversale e anti-establishment. E unisce due anime di un Paese che per decenni sono apparse completamente distanti fra loro. La stessa Francia che, pur di non votare per un candidato del Front National confermava il patto democratico votando socialisti o conservatori, ora si trova a dialogare con il vecchio nemico. Forse per calcolo politico, visto che significherebbe lasciare il campo alla forza avversaria e la leadership del malcontento popolare a una sola parte politica. Ma il dato è fondamentale anche per capire come si sta evolvendo il malcontento francese. Perché potrebbe essere un paradigma applicabile anche in altri Paesi.

Di fronte a un malcontento diffuso e a richieste fondamentalmente senza colori ideologici, la protesta dei gilet gialli non può essere rinnegata né a destra né a sinistra. L’obiettivo è il centro, Parigi, l’Unione europea, i dettami della politica liberista e socialdemocratica. E questa trasversalità pone sfide che la Francia, come altri Paesi europei, non hanno mai affrontato realmente. Con le elezioni europee alle porte e in questo periodo di forte transizione politica in tutto il mondo, l’idea è che queste manifestazioni siano il sintomo di un cambiamento profondo in seno all’Europa.

occhidellaguerra

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