Da centro culturale africano a luogo gestito dal re delle cooperative. Tutta la verità sul porto protetto dalla sinistra.

Nato come centro culturale dove poter gustare della buona cucina africana. Situato in via Cupa, nei pressi della stazione Tiburtina, il Baobab nasce nel 2004 al posto di una vetreria abbandonata.

Ben presto finisce sotto la gestione della cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi, quello che sosteneva che con i migranti si facessero più soldi che con la droga. Ed è qui che, nel 2010, viene scattata la ‘foto simbolo’ dell’inchiesta ‘Mondo di mezzo’ (ormai nelle aule di tribunale la parola mafia è già stata accantonata) che ritraeva Buzzi insieme all’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno e all’ex ministro del welfare, Giuliano Poletti, all’epoca presidente nazionale di Legacoop.

Nel dicembre 2015, l’allora commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca, decide di chiudere il centro Baobab che dal mese di maggio aveva “cambiato gestione”. Al posto del Baobab di Buzzi nasce il Baobab Experience.

Risultato? I buonisti dell’“accoglienza senza sé e senza ma” hanno praticamente reso inagibile una piccola strada privata (via Cupa), invadendola di tende dove alloggiava temporaneamente chiunque.

Il tutto avveniva con la complicità della sinistra. Petizioni a raffica partite da Pippo Civati e Luigi Manconi e personalità dello spettacolo come Fiorella Mannoia.

Nell’ottobre 2016 è il deputato Stefano Fassina a chiedere in Campidoglio, in qualità di consigliere di Sinistra x Roma, l’intervento delle Istituzioni. L’ex viceministro all’Economia chiede che sia realizzato “un hub alla stazione Tiburtina per una prima accoglienza” e, per questo scopo individua il palazzo dell’ex centro ittiogenico di proprietà della Regione.

Data l’impossibilità della giunta Raggi di trovare una sistemazione definitiva, la giunta del II Municipio, a guida Pd, aveva approvato una mozione che prevedeva di accogliere i migranti proprio all’interno della sede del II Municipio, situato in via Goito.

Attualmente, invece, gli attivisti del Baobab hanno trovato una nuova sede per la loro ‘tendopoli’ nel Piazzale Maslax, un’area così ribattezzata dal nome di un migrante che, proprio quell’anno, si tolse la vita. Dal 2015 a oggi le forze dell’ordine hanno effettuato oltre 20 sgomberi con l’intento di riportare l’ordine e la quiete in una zona, quella della stazione Tiburtina, che oltretutto viene vandalizzata anche dagli schiamazzi e dai liti.

Fonte: Il Giornale

 

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