Stiglitz non ha dubbi: “L’Euro fatto a misura di Germania”

L’Euro aumenta le disuguaglianze, avvantaggia solo la Germania, impedisce la crescita.

E i parametri di Maastricht non sono basati sulla scienza economica.

Queste le opinioni del premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, autore nel 2017 di un libro dal titolo “L’Euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa”, il quale ritiene che, dopo anni di stagnazione della crescita, la colpa sia della struttura dell’Eurozona e non dei singoli Paesi.
“L’Euro sembra fatto apposta per fallire. Se un Paese va male la colpa è sua, ma se ad andare male sono tutti i Paesi, allora la colpa è del sistema” ha affermato recentemente il professore, cattedra alla Columbia University e premio Nobel nel 2001.

Per Stiglitz “quando hanno creato l’Euro hanno sottratto ai Paesi il controllo del tasso di interesse e quello di cambio, due strumenti di aggiustamento necessari in caso di shock, ma non li hanno sostituiti con nulla. In questo modo hanno legato le mani all’Europa”. Inoltre sul fatto che “non si possa fare un deficit superiore al 3% o un indebitamento oltre al 60%, quei numeri sono inventati, non si basano sulla scienza economica”.
La conseguenza è stata che “invece di unire l’Europa, l’Euro e le regole europee hanno portato stagnazione e divergenza, i ricchi si sono arricchiti e i poveri impoveriti”.

Il professore vede nella Germania l’unico beneficiario della moneta unica: “La Germania ha questa eccedenza incredibile: esporta più delle importazioni e questo fa progredire la sua economia, ma il risultato è l’indebolimento del resto d’Europa”. E sull’austerità: “Non ha mai funzionato, ma si continua ad andare in questa direzione. In tempi di crisi l’economia va stimolata”.

All’Italia quindi conviene uscire? Su questo Stiglitz è più cauto.
“L’Italia avrebbe fatto bene a non entrare. Ora che è dentro, uscire potrebbe avere un costo significativo.
Andrebbe fatta una riforma dell’Eurozona, ma il problema è la politica. E’ possibile avere un assenso dalla Germania sulle riforme necessarie?”

In caso di risposta negativa, tuttavia, l’Italexit sembra essere una soluzione da prendere seriamente in considerazione.
“Sarebbe possibile creare delle piccole zone valutarie comuni tra Paesi differenti. Quando si lascia la zona Euro si potrebbero avere problemi, ma se non la si lascia, le prospettive di crescita potranno essere molto buie.
E L’Italia è abbastanza grande, con economisti sufficientemente bravi e creativi per gestire un’uscita de facto istituendo una doppia valuta flessibile che potrebbe favorire un ritorno della prosperità”.

E guardando all’esempio della Grecia: “Il Paese ellenico ha avuto una vera depressione, peggiore della Grande Depressione degli Usa. Il Pil è del 25% inferiore rispetto all’inizio della crisi, la disoccupazione giovanile è al 50%, il sistema sanitario è devastato. Non c’è futuro e sta diventando un Paese del Terzo Mondo. A paragone di questo, andarsene dall’Euro sarebbe il male minore”.

IL GIORNALE.IT

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