Manovra e condono, Luigi Di Maio cala le braghe con Matteo Salvini. Il retroscena

Vince la Lega. No, vince il Movimento 5 Stelle. No, parità. Dopo la manovra, le versioni sono contrastanti com’è logico dopo una trattativa così estenuante e rinunce incrociate. Ma tutti i retroscena sono concordi: alla fine, a masticare amaro, sono soprattutto i grillini, che devono ingoiare l’indicibile (per i loro elettori) condono. Vero. se Matteo Salvini ha ottenuto la partenza della riforma Fornero “a febbraio”, i 5 Stelle hanno incassato i tagli alle pensioni d’oro da approvare entro il 31 dicembre. “Ma alla fine – sottolinea il Corriere della Sera – il cedimento più grosso è di Luigi Di Maio, che aveva giurato e rigiurato che non ci sarebbe stato un condono per gli evasori e che invece accetta di includere nella pace fiscale pure una sanatoria per chi non dichiara una quota di nero”. L’uscita notturna sulla galera per gli evasori è il modo scelto dal leader grillino per addolcire la pillola ai suoi.

Nel capitolo 11 del contratto, alla voce Fisco, ricorda ancora il Corsera, non si parlava di nero e si precisava: “Esclusa ogni finalità condonistica”. I 5 Stelle, sfiorando il ridicolo, ora rivendicano di aver limitato i danni: “È una misura talmente annacquata e con così tanti limiti che avrà scarsa applicazione – spiegano al Corriere fonti pentastellate -. Non solo: già prima si poteva dichiarare il nero, noi l’abbiamo abbassato a 100mila euro“. Ma prima, in caso di nero, si pagavano tasse sul capitale e interessi, con sanzioni, oggi no. Basterà la “sterilizzazione” per placare i maldipancia dei 5 Stelle duri e puri?

 

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