Diciotti, dileguati nel nulla 50 migranti affidati alla Cei

I 170 migranti a bordo della nave Diciotti sono sbarcati tutti nel porto di Catania il 25 agosto scorso.

Dopo un lungo braccio di ferro con l’Ue che – purtroppo – non ha portato a nulla, gli immigrati verranno redistribuiti tra Albania, Chiesa Italiana e Irlanda. Ma il caso della nave Diciotti che tanto ha fatto parlare in queste settimane e che ha portato non pochi “guai” a Matteo Salvini, ora torna a far discutere. Il motivo? Alcuni di questi migranti sono scappati dai centri nei quali erano in affido. Si sono dileguati nel nulla. Scomparsi.

“Si sono già dileguati 40 dei 144 immigrati maggiorenni sbarcati dalla Diciotti e affidati alla Cei o al Centro di Messina – dicono i sottosegretari all’Interno, Stefano Candiani e Nicola Molteni -. Ricordiamo che, per la legge, queste persone hanno libertà di movimento e quindi non sono sottoposte alla sorveglianza dello Stato. Erano così disperate che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove. È l’ennesima prova che chi sbarca in Italia non sempre scappa dalla fame e dalla guerra, nonostante le bugie della sinistra e di chi usa gli immigrati per fare business”.

Per la precisione, dei 40 migranti mancanti all’appello, sei si sono allontanati il primo giorno di trasferimento. Mentre due eritrei destinati alla Diocesi di Firenze sono scappati il 2 settembre. Per altri 19 l’allontanamento è stato riscontrato il 3 settembre. Altri 13 si sono dileguati ieri. I 40 migranti che si sono allontanati si erano limitati a “manifestare l’interesse per formalizzare la domanda d’asilo”. Tutte – riferiscono fonti del Viminale – erano state identificate con rilievi fotodattiloscopici e inserite in un sistema digitale europeo. Sempre fonti del Viminale, fanno notare che sono in corso altre verifiche sul numero esatto delle persone “irrintracciabili” ed è possibile che il gruppo possa essere più consistente.

Secondo fonti del Viminale, sono almeno 50 i migranti già a bordo della nave diciotti che si sono allontanati dal centro di accoglienza. Ma, riferiscono fonti del Viminale, “il dato è in aggiornamento”. Si tratta di “tutti maggiorenni: 6 di loro hanno fatto perdere le tracce il primo giorno di trasferimento, venerdì; 2 eritrei destinati alla diocesi di Firenze si sono dileguati il 2 settembre; per altri 19 è stato verificato l’allontanamento il 3 settembre; altri 13 infine si sono dileguati ieri. Erano destinati a varie diocesi”. All’interno di questo gruppo di persone, “4 si sono allontanate quando erano ancora a Messina. Sono in corso altre verifiche. Le persone che si sono allontanate si erano limitate a manifestare l’interesse per formalizzare la domanda d’asilo. Tutte erano state identificate con rilievi fotodattiloscopici e inserite in un sistema digitale europeo. Controlli anche sulla nazionalità di chi si è allontanato: almeno in 6 provengono dalle Isole Comore”.

“Più di 50 degli immigrati sbarcati dalla Diciotti erano così “bisognosi” di avere protezione, vitto e alloggio, che hanno deciso di allontanarsi e sparire! Ma come, non li avevo sequestrati? È l’ennesima conferma che non tutti quelli che arrivano in Italia sono “scheletrini” che scappano dalla guerra e dalla fame. Lavorerò ancora di più per cambiare leggi sbagliate e azzerare gli arrivi”, ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Gli immigrati se la sono data a gambe levate. E c’è pure chi li difende, come padre Camillo Ripamonti presidente del Centro Astalli, la struttura dei Gesuiti che si occupa di migranti, profughi, rifugiati e richiedenti asilo: “I centri di accoglienza non sono centri di detenzione e dunque le persone ospitate possono allontanarsene liberamente: la loro non è una fuga”.

Ma non solo. A padre Camillo fa eco pure don Francesco Soddu: “Il Viminale può dire tutto quello che vuole, rigirarla come preferisce e dire la sua verità per portare a casa qualche vantaggio…ma evidentemente non ha visto gli occhi di queste persone. Io sono stato anche questa mattina da loro e ho visto nei loro occhi una storia non solo drammatica, direi davvero terribile della loro vita, ho letto la disperazione; poi, ciascuno la calibra a suo modo. Ma il volto di queste persone testimonia quanto siano disperati. E poi come si fa a dichiarare che si sono dileguati? Si fugge da un carcere o se si è inseguiti e non mi pare sia questo il caso. Noi abbiamo offerto accoglienza, il gesto si spiega con la disperazione di chi ha attraversato prima il deserto e poi il mare, di chi è stato nelle carceri libiche e ora si trova qui a decidere della propria vita, anche con decisioni poco razionali su cui tutti ci interroghiamo”. IL GIORNALE.IT

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