Veltroni: ‘Non chiamiamoli populisti: contro questa destra estrema è l’ora di una nuova sinistra’

“Molti dei sei milioni di cittadini che avevano votato per il Pd nel 2008 hanno finito con lo scegliere i pentastellati o sono restati a casa. Molti di quegli elettori oggi sono certamente in sofferenza per il dominio della Lega sul governo e ad essi, e a chi non ha votato, senza spocchia da maestrino, la sinistra deve rivolgersi”.

Lo scrive Walter Veltroni in un articolo per Repubblica.

L’ex segretario del Partito Democratico osserva che “nei confronti dei cinquestelle la sinistra ha compiuto gravi errori. Ha cambiato mille volte atteggiamento, ha demonizzato e cercato alleanze organiche o viceversa, senza capire che molti di quei voti sono di elettori di sinistra”.

Veltroni prosegue spiegando che la sua angoscia, quella “di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita a ideali di democrazia e progresso”, è che “non si abbia la percezione di quello che sta accadendo” e “che non ci si accorga che parole un tempo impronunciabili stanno diventando normali”.

Quanto alla definizione di “populista”, Veltroni afferma: chiamare l’attuale destra “populista è farle un favore. Chiamiamo le cose con il loro nome. Chi sostiene il sovranismo in una società globale, chi postula una società chiusa, chi si fa beffe del pensiero degli altri e lo demonizza, chi anima spiriti guerrieri contro ogni minoranza, chi mette in discussione il valore della democrazia rappresentativa, altro non fa che dare voce alle ragioni storiche della destra più estrema. Altro che populismo. Qualcosa di molto più pericoloso”.

Per fermare questa “destra estrema” secondo Veltroni occorre “una proposta in grado di assicurare sicurezza sociale nel tempo della precarietà degli umani o sparirà”, e smettere di “rimpiangere un passato che non tornerà e si preoccuperà di portare in questo tempo i suoi valori o sparirà”. Allo stesso modo, secondo l’ex leader Pd, sono necessarie “nuove forme di partecipazione popolare alla decisione pubblica, una nuova stagione della diffusione della democrazia, o prevarranno i modelli autoritari”.

 

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