Emma Bonino pronta a tutto per il potere: ecco il suo nuovo “soggetto politico”

Nella bacheca di Emma Bonino ci sono più partiti fondati che voti ricevuti. Eppure lei insiste, mai doma, tessera numero uno della propria vanità in carriera: ieri ha avviato i lavori per trasformare il suo cartello elettorale “+Europa” in un «soggetto politico», come si dice quando non si vuole ammettere che si sta dando vita a un ennesimo e nient’affatto irrinunciabile partito. Frutto mai davvero maturato di tre sigle diverse – Forza Europa, Radicali italiani e il Centro Democratico dell’arcidemocristiano Bruno Tabacci -, +Europa ha appena raccolto in un Comitato promotore 15 persone (5 per ciascun gruppo fondatore) e le ha messe al lavoro per aprire la campagna di tesseramento in vista del congresso fissato per gennaio 2019. Nulla di più novecentesco, nella procedura e nel punto d’approdo, ed è una strana sorte questa cui va incontro Emma, che dell’antica partitocrazia è stata fustigratrice in campo insieme con il suo inventore e stregone, il compianto (senza esagerare) Marco Pannella.

SALOTTI BUONI
Bonino è donna tenace, d’intelligenza rara e svelta ma d’indispondenza unica: alle elezioni del 4 marzo scorso, la sua +Europa si candidava a rappresentare il Partito degli Antipatici (Pda) e secchioni come Carlo Calenda, degli sfaccendati come Oliviero Toscani, delle aspiranti ripescate come Giovanna Melandri e degli amici intimi dell’establishment euroburocratico come Elsa Fornero e Giorgio Napolitano. Insomma un insuccesso annunciato e puntualmente sopraggiunto con il 2,6 per cento di voti. Mancata la soglia del 3 per cento prevista dal Rosatellum per agguantare i seggi del proporzionale, Emma si è consolata con uno dei tre scranni disponibili nella quota maggioritaria. E si è così ben ripiantata in Parlamento, regina senza regno, risultando per qualche ora perfino in odore di promozione alla presidenza del Senato. Poi il buon senso dei nuovi barbari gialloverdi ha prevalso sulle tentazioni vezzeggiative e sui complessi d’inferiorità nei confronti della gran dama del mondo radiacale, abortista, eutanasico, antiproibizionista, rigoristico e germanocentrico. Perché non va dimenticato che la piattaforma elettorale della Bonino prevedeva tasse più alte per tutti, dall’Iva all’Imu sulla prima casa; e poi un’immigrazione sregolata alla faccia dei nativi italiani e in perfetta consonanza con il dogma propalato dal club degli internazionalisti nemici di ogni patria. Tendenza George Soros, lo speculatore finanziario nato ungherese e rinato apolide ma con comodo passaporto statunitense, potentissimo nemico numero uno di ogni sovranista al punto tale che oggi prendersela con lui – nella vulgata dei media mainstream – equivale a una lesa maestà imperdonabile. Se antipatizzi con Bonino e Soros, nei salotti buoni verrai considerato alla stregua di un No Vax: morte civile e damnatio memoriae sono dietro l’angolo.

Su questa presunta autorevolezza, Emma B. ha costruito la sua lunghissima e onusta carriera di femminista chiodata con tratti di catarismo piemontese, settaria fin nel midollo, radicale per destino e, come si diceva, collezionista di sigle e movimenti e partiti concepiti con l’obiettivo di dare ogni volta un contenitore adeguato alla sua rivoluzione permanente da trotzkista sconsacrata.

LA CARRIERA
Promotrice della nascita d’una Corte penale internazionale (1980), presidente del Partito radicale transnazionale (1989), capo delegazione del governo italiano all’Assemblea generale dell’Onu e poi commissario europeo in quota Berlusconi per l’European Community Humanitarian Office (1994); quindi fondatrice e beneficiaria della Lista Bonino (1999) e poi della Rosa nel pugno radical-socialista (2006), per la quale diventerà ministro per le Politiche europee del secondo governo Prodi. E ancora: vicepresidente del Senato nel 2008 grazie a un collegio offertole dal Partito democratico, candidata perdente della sinistra per la Presidenza della regione Lazio nel 2010, candidata sconfitta alla presidenza della Repubblica nel 2013 (sponsor Mario Monti) e subito dopo ministro degli Affari esteri nel governo di Enrico Letta. E così via fino al traguardo, anzi al nuovo trampolino di +Europa, sempre con gli auspici torbidi dell’International Crisis Group (casa Soros).

Più che una donna di relazione, Bonino si è rivelata una formidabile polisportiva della politica applicata al potere. Quel potere che mai ha perso di vista, guardandosi bene dal riconoscere ai popoli sovrani il diritto di esercitarlo. Nel suo caso è sempre attuale l’adagio che i banchieri riferivano alle azioni di Mediobanca: Emma non si conta, si pesa. Come un buco nero della Repubblica.

 

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.