Pierina Paganelli, la decisione su Louis Dassilva è arrivata

La svolta tanto attesa nell’inchiesta sull’omicidio di Pierina Paganelli è arrivata: la Procura della Repubblica di Rimini ha ufficialmente notificato la chiusura delle indagini preliminari, mettendo nero su bianco l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti di Louis Dassilva, il 35enne di origini senegalesi arrestato nel luglio del 2023. Pierina, 78 anni, fu uccisa la sera del 3 ottobre scorso nel garage del condominio in cui viveva, in via del Ciclamino. Una tragedia che aveva scosso l’intera comunità riminese e che, ora, sembra avvicinarsi a un punto di svolta giudiziaria.

Il sostituto procuratore Daniele Paci ha contestato a Dassilva ben quattro aggravanti: avrebbe agito per motivi abbietti, con crudeltà verso la vittima, approfittando dell’oscurità della notte e delle condizioni sfavorevoli alla difesa della donna. Ma è la premeditazione ad assumere un peso particolare nel quadro accusatorio, segnando l’ipotesi di un’azione non solo brutale, ma lucidamente pianificata. Dassilva, detenuto dal 16 luglio, è difeso dagli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi. A breve il suo caso sarà al vaglio del Tribunale del Riesame di Bologna, dove è stata fissata per il 22 maggio l’udienza relativa alla richiesta di revisione delle misure cautelari.

Pierina Paganelli, chiuse le indagini

Decisivo, in questo senso, l’incidente probatorio celebrato alla presenza del giudice per le indagini preliminari Vinicio Cantarini. Durante quell’udienza, a parlare è stata Manuela Bianchi, nuora della vittima e al centro dell’inchiesta anche per la relazione extraconiugale che la legava proprio a Dassilva. Le sue parole hanno aggravato ulteriormente la posizione dell’indagato: secondo quanto riferito, sarebbe stato lui ad avvertirla la mattina del 4 ottobre del ritrovamento del corpo della suocera, suggerendole anche il comportamento da adottare nei confronti dei carabinieri e del personale medico. Un racconto che, se confermato, delineerebbe un coinvolgimento diretto non solo nell’omicidio, ma anche nella gestione del “dopo”.

Nel frattempo, fuori dalle aule di giustizia, la vicenda continua a dividere. Lunedì mattina ventisei persone, giunte da diverse città italiane, si sono radunate davanti al tribunale di Rimini per chiedere “giustizia per Louis”. Si tratta per lo più di simpatizzanti e sostenitori che, con striscioni e cartelli, hanno espresso dubbi sulla solidità dell’impianto accusatorio e denunciato le condizioni di salute dell’uomo, debilitato da uno sciopero della fame e della sete. Un gesto clamoroso che ha attirato nuovamente l’attenzione mediatica.

La reazione dei legali della famiglia Paganelli, Monica e Marco Lunedei, non si è fatta attendere. In una nota ufficiale hanno dichiarato: “Non giudichiamo chi ha manifestato, ma contestiamo la distorsione mediatica che ha potuto indurre simili convinzioni. Solo il processo stabilirà la verità, ma chi conoscesse il contenuto del fascicolo d’indagine e i numerosi elementi di colpevolezza non sarebbe in strada a manifestare”. Parole nette che confermano come, al di là dei cartelli e delle proteste, sia ormai tempo che la verità venga cercata nelle aule giudiziarie, dove la giustizia potrà finalmente fare il suo corso.

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