“No, non ci vado”: Meloni, la decisione a sorpresa

“No, non ci vado”: Meloni, la decisione a sorpresa
Kiev accoglie i leader europei sotto stretta sicurezza
Una Kiev blindata, segnata dal silenzio e dalla tensione, ha accolto all’alba i leader della cosiddetta “coalizione dei Volenterosi”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scelto di non elencare pubblicamente i nomi dei presenti per motivi di sicurezza, ma tra i leader internazionali accorsi figurano Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk.
Assente fisicamente Giorgia Meloni, che ha scelto di partecipare in videocollegamento. Una decisione che, pur non sorprendendo del tutto, solleva interrogativi sulla posizione dell’Italia in un momento così delicato del conflitto russo-ucraino.
Macron: “Pronti al dialogo diretto tra Kiev e Mosca”
Durante il viaggio in treno verso Kiev, il presidente francese Emmanuel Macron ha rilasciato dichiarazioni significative ai media francesi Tf1 e Lci. L’obiettivo, ha spiegato, è ottenere una tregua di 30 giorni — già proposta da europei e americani — come primo passo verso un dialogo diretto tra Russia e Ucraina.
“Se Mosca accetterà il cessate il fuoco, avvieremo colloqui diretti. Siamo pronti ad aiutare”, ha dichiarato il capo dell’Eliseo.
In caso contrario, Macron ha promesso sanzioni “molto più dure”, sottolineando la determinazione dell’Europa a non lasciare spazi di ambiguità.
L’Europa spinge per la tregua e rilancia il proprio ruolo
L’obiettivo del vertice a Kiev è chiaro: trasformare la fragile tregua di tre giorni concessa dal Cremlino in una pausa duratura, utile per avviare un processo negoziale. Si cerca di costruire un fronte europeo e transatlantico compatto, dove Ucraina, Stati Uniti ed Europa parlino con una sola voce.
Macron, in particolare, vuole rafforzare il ruolo dell’Europa, rimasto marginale durante i primi mesi della nuova presidenza americana. Il messaggio è chiaro: chi metterà a rischio questa occasione di tregua, ne subirà le conseguenze.
Da Leopoli nuovi segnali forti: tribunale internazionale e fondi per armi a Kiev
Parallelamente al vertice di Kiev, arriva da Leopoli un segnale simbolico e concreto: i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato la creazione di un tribunale internazionale all’Aia per giudicare il crimine di aggressione contro l’Ucraina. Una richiesta chiave di Zelensky, a lungo rimandata per timori diplomatici.
Inoltre, è stato sbloccato un miliardo di euro proveniente da fondi russi congelati. Le risorse saranno destinate all’acquisto di armamenti per la difesa ucraina. Tra i firmatari figurano Italia, Francia, Danimarca e la presidenza di turno dell’UE.
Giorgia Meloni resta ai margini del nuovo asse europeo
Sebbene la presidente del Consiglio italiana abbia partecipato in collegamento, la sua assenza fisica è significativa. Da settimane, l’Italia si è gradualmente defilata dalle riunioni operative promosse da Londra e Parigi: non ci sono più rappresentanti italiani della Difesa o della Farnesina ai tavoli strategici.
Nel frattempo, prende forma un nuovo asse europeo. Macron e Starmer sembrano aver trovato una sintonia politica, rafforzata dal sostegno del cancelliere tedesco Merz e dalla presenza del premier polacco Tusk. Una “foto di famiglia” europea che potrebbe segnare la nascita di una leadership condivisa.
Meloni, invece, tenta una strada diversa: punta su un’intesa bilaterale con Berlino, lodando il “partenariato strategico” con Merz. Ma appare sempre più isolata, con il rischio di essere percepita troppo vicina all’orbita di Donald Trump — proprio mentre gli Stati Uniti sembrano riavvicinarsi, almeno formalmente, a Bruxelles.
La minaccia sul campo resta concreta: allerta Usa per un attacco imminente
Mentre a Kiev si parla di tregua e diplomazia, sul terreno la realtà è ben diversa. L’ambasciata americana ha lanciato un’allerta sicurezza per un possibile attacco aereo nei giorni successivi al vertice. I cittadini sono stati invitati a rifugiarsi in caso di allarme.
Riemerge anche lo spettro del missile russo “Oreshnik”, un’arma di cui si è parlato a lungo nei canali filo-Cremlino, alimentando timori e disinformazione. Secondo il politologo ucraino Ruslan Bortnik, Mosca potrebbe presentare nuove condizioni per evitare il cessate il fuoco, in un gioco tattico per guadagnare tempo sul campo.
Simboli, presenze e assenze: l’Italia resta sullo sfondo
Oltre ai contenuti diplomatici, il vertice di Kiev ha avuto anche un valore simbolico molto forte. La presenza fisica dei leader europei più influenti ha confermato la nascita di un asse continentale deciso a rilanciare la leadership dell’UE.
In questo scenario, l’assenza dell’Italia dalla foto di gruppo pesa. La voce italiana è presente, ma l’immagine no. E in politica estera — specie nei momenti di svolta — a volte i simboli contano più delle parole.