Trump blocca la ricerca sui virus, il motivo shock: “Laboratori? Pericolo per la popolazione”

La strategia economica del presidente Donald Trump si fa più netta, con un impatto significativo sulla ricerca e sul settore farmaceutico. Annunciati dazi sui farmaci importati, tagli ai finanziamenti alla ricerca biologica e una stretta sulle università, in primis Harvard. Il tutto mentre l’Europa, guidata da Francia e Commissione Europea, lancia un piano ambizioso per attrarre i ricercatori in fuga dagli Stati Uniti, alimentando una frattura sempre più evidente tra le due sponde dell’Atlantico.

Dazi sui farmaci: una mossa protezionistica che preoccupa

Entro due settimane, l’amministrazione Trump introdurrà dazi specifici sui prodotti farmaceutici importati. La decisione, annunciata dallo stesso presidente, fa seguito a un’indagine avviata lo scorso mese sulla sicurezza nazionale legata alle importazioni nel settore sanitario. Finora escluso dalle tariffe protezionistiche, il comparto farmaceutico rischia ora di subire un duro colpo, con possibili aumenti dei costi sanitari per i cittadini americani e una riduzione della competitività delle aziende. Questa mossa si inserisce in una più ampia strategia volta a riportare la produzione sul suolo statunitense, una priorità per l’amministrazione. Tuttavia, la costante incertezza nelle decisioni della Casa Bianca genera instabilità nei mercati e preoccupazione tra gli operatori del settore.

Ricerca nel mirino: stop ai fondi per gli studi sui virus

Parallelamente, Trump ha firmato un ordine esecutivo che blocca i finanziamenti a progetti di ricerca biologica in alcuni Paesi esteri. Nel mirino sono finiti gli studi sul “guadagno di funzione”, accusati di aver favorito la pandemia da Covid-19. L’ordine esecutivo cita esplicitamente la Cina come Paese a rischio e prevede di estendere il blocco ad altri Stati considerati “privi di adeguati controlli”. L’amministrazione mira anche a monitorare la ricerca pericolosa condotta sul suolo americano, anche senza fondi pubblici, un’impresa che potrebbe richiedere una nuova legislazione.

Harvard nel mirino: via le sovvenzioni federali

La scure dell’amministrazione si è abbattuta anche su Harvard, una delle università più prestigiose degli Stati Uniti. L’ateneo non riceverà nuove sovvenzioni federali, ufficialmente a causa di una “gestione disastrosa”. Diverse voci interpretano la decisione come una forma di pressione politica per costringere Harvard ad allinearsi alla linea anti-woke e ad assumere una posizione più netta contro le proteste filopalestinesi. Questa iniziativa fa parte di una più ampia campagna per riformare l’istruzione superiore e limitare il peso di istituzioni considerate ideologicamente distanti dalla Casa Bianca.

L’Europa risponde: “Choose Europe for Science”

Il clima di tensione negli Stati Uniti offre un’opportunità all’Unione Europea. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, ha lanciato a Parigi il programma “Choose Europe for Science”. L’obiettivo è chiaro: accogliere i ricercatori delusi dalle scelte dell’amministrazione americana e rafforzare la posizione dell’Europa nel settore delle scienze della vita.

Tuttavia, l’iniziativa non ha raccolto un consenso unanime. Il governo italiano ha espresso malcontento, definendo l’evento “francese” e ribadendo gli sforzi nazionali per sostenere la ricerca. Anche Matteo Salvini ha criticato Macron, sottolineando le differenze di approccio tra i due Paesi.

Una sfida aperta: protezionismo contro attrazione dei talenti

Le decisioni della Casa Bianca delineano una strategia sempre più protezionista, che punta a chiudere i confini scientifici e a rafforzare il controllo sulle università e sulle attività di ricerca. Il rischio è di alimentare una fuga di cervelli, con l’Europa pronta ad accogliere i ricercatori in cerca di libertà scientifica e stabilità istituzionale. La battaglia tra chiusura e apertura, tra controllo e innovazione, è appena iniziata. Il futuro della ricerca globale è in gioco.

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