Madre denuncia relazione tossica della figlia: “Lui è ossessivo e tossico”, il giudice mette braccialetto elettronico ai due giovani

Una madre coraggiosa si è rivolta alle autorità per denunciare la relazione malata e violenta di sua figlia, che ha portato a un epilogo giudiziario sorprendente. La storia, che emerge proprio nei giorni successivi alla tragica vicenda di Giulia Cecchettin Filippo Turetta, solleva l’importanza di cogliere i segnali di abusi nelle relazioni prima che sia troppo tardi.

La madre: “Mia figlia ha una relazione malata”

Diana e Giovanni, nomi di fantasia, sono una giovane coppia con una differenza di età di cinque anni: lei 16, lui 21. La madre di Diana, nonostante la negazione della figlia, ha denunciato il comportamento controllante e ossessivo del ragazzo, come riporta Repubblica: “Mia figlia ha una relazione malata, è oppressa dalla gelosia patologica del suo ragazzo. Lui è aggressivo e possessivo, l’ha costretta ad isolarsi dagli amici, la controlla ovunque, pretende di aver mandati video e foto che dimostrino dov’è, spesso la obbliga a saltare la scuola, è entrato persino nel registro elettronico. Mia figlia è totalmente plagiata da lui,lei non lo capisce, ma io ho paura. Vi scongiuro, aiutatemi”. L’atto coraggioso della madre è stato il punto di partenza per un’indagine giudiziaria che ha portato a decisioni significative.

La procura di Marsala ha agito sulla base delle prove raccolte a scuola e nel cellulare di Diana. La preside ha confermato le osservazioni sulla presenza costante del telefono della ragazza e le frequenti richieste di prove di dove si trovi. Le chat tra i due giovani hanno rivelato un quadro di controllo estremo, con richieste quotidiane di foto e video per dimostrare la posizione e le azioni di Diana.

L’epilogo giudiziario è stato deciso con la massima prontezza per evitare che la situazione peggiorasse. Giovanni è stato sottoposto a un braccialetto elettronico e ha ricevuto un divieto assoluto di avvicinamento a Diana, con la proibizione di contattarla attraverso qualsiasi mezzo. Sorprendentemente, anche Diana è stata dotata di un braccialetto elettronico, che servirà solo per monitorare un eventuale avvicinamento di Giovanni. Anche la preside della scuola di lei ha confermato l’esistenza di un rapporto tossico: “Diana percorre il tragitto tra casa e scuola in videochiamata perché lui deve essere sicuro che non parli con nessuno, spesso la costringe ad entrare a seconda ora in modo che non abbia la possibilità di fermarsi con compagni fuori dai cancelli, le fa saltare le lezioni e il suo rendimento scolastico ne risente”.

Il procuratore: “Siamo entrati a gamba tesa nella vita dei ragazzi”

Il procuratore di Marsala, Fernando Asaro, ha commentato che, anche se la figlia negava gli abusi, il dovere delle autorità è intervenire quando ci sono segnali di pericolo: “Ci siamo assunti la grande responsabilità di entrare a gamba tesa nella vita privata di questi ragazzi. Una madre che denuncia, la figlia che nega. Ci siamo interrogati con i colleghi se e come intervenire, ma i riscontri trovati a scuola e nel cellulare della ragazza erano consistenti. Non sappiamo come sarebbe finita questa storia se non lo avessimo fatto”.

La madre di Diana ha descritto come la figlia sia cambiata profondamente sotto l’influenza di Giovanni, interrompendo le amicizie, modificando il modo di vestire e subendo frequenti insulti e controlli. Le chat hanno rivelato una forma di violenza verbale inaccettabile, e la madre ha temuto che la situazione potesse degenerare.

In un momento in cui la società è ancora scossa dalla tragedia di Giulia Cecchettin, questa storia evidenzia la necessità di agire prontamente contro gli abusi nelle relazioni giovanili, con l’obiettivo di prevenire ulteriori tragedie. La madre coraggiosa, nonostante l’opposizione della figlia, ha dimostrato che è cruciale intervenire quando si sospetta un pericolo.

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