Pregliasco, l’annuncio choc: «Scordatevi Natale»

Dopo il Natale 2020 in zona rossa e le numerose restrizioni dello scorso inverno, in tanti pensano già alle feste a venire – da Halloween allo stesso Natale – nella speranza che si possa finalmente tornare alle abitudini di sempre. Ma per il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano, occorre andare cauti: 

«I pranzi» di Natale «numerosi sarebbe meglio rimandarli all’anno prossimo. Meglio fare su Zoom o Skype, come stiamo facendo adesso», ha detto Pregliasco, ospite di ‘Un giorno da pecora’ su Rai Radio 1, rispondendo alla domanda su quale Natale si immagina e se sarà possibile passare le feste di Natale come si facevano prima del Covid.

«Spero che termini con il mese di dicembre», ha poi aggiunto rispondendo alla domanda se il Green pass sarà utilizzato anche dopo la fine dell’anno. «Se si arrivasse al 90% dei vaccinati – ha ribadito – potremmo velocizzare la fine delle restrizioni. Se si vaccinassero altri 2 milioni di italiani, spero ad esempio che potremo togliere l’obbligo mascherina al chiuso». Sulle eventuali cure e sul long Covid

«Si stanno facendo passi in avanti, ma ancora non abbiamo ben chiaro come trattare queste forme, soprattutto di perdita del gusto e dell’olfatto, perché si tratta di un danno neurologico. Vediamo che nell’arco di diversi mesi le cose vanno un pò a scemare, ma la sofferenza si prolunga per molto tempo. È meglio prevenire. Ancora mancano terapie specifiche per queste forme».

Sull’aumento negli ultimi giorni dei casi di Covid-19 nel Regno Unito, «spero non sia una nuova variante» del coronavirus Sars-CoV-2 «che si è insinuata, ma che sia solo l’effetto di una temerarietà attuata fin da subito in quel Paese. Noi invece vediamo la luce in fondo al tunnel, ma siamo ancora all’interno del tunnel», ha aggiunto Pregliasco.

«A meno che non ci sia una variante nuova, più pesante» di Sars-CoV-2, «in Inghilterra, io credo che» il boom di contagi Covid sia legato a «una scelta un pò più temeraria dell’Inghilterra. E credo che ad oggi la situazione attuale nostra faccia vedere un approccio molto più prudente e che ci fa partire bene all’inizio dell’inverno». Il medico fa comunque notare che «in Inghilterra, a fronte di tutti quei casi, la quota dei malati e dei decessi è molto più alta della nostra, ma non ha quella proporzionalità che aveva nelle fasi iniziali della malattia, quando dove la vaccinazione non c’era». 

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