Prima di sloggiare, la Azzolina ne ha combinata un’altra: vietare ai prof di dare “insufficienze”

L’eredità Azzolina. Una delle “croci” più problematiche per Draghi e colei che prenderà il timone del ministero dell’istruzione. Tornano i giudizi nella valutazione degli alunni della scuola elementare. Un capriccio, una girandola: prima c’era la valutazione numerica, prima ancora i giudizi e poi a ritroso ognuno di noi ricorderà i mutamenti ciclici. Ora si dà il caso che in piena pandemia la ministra grillina  ha deciso il ritorno ai giudizi, definendoli: «un passo decisivo che si inserisce in un percorso molto più complesso di innovazione a 360 gradi che questo ministero sta portando avanti». Un cambio di passo che contiene un’assurdità: scompare il termine “insufficienza” per definire il grado di studio dell’alunno. Che ipocrisia.

Azzolina, la patetica ipocrisia

Non prendiamoci in giro, la ministra che per fortuna si trova al primo posto della lista nera di Draghi, secondo tutti i retroscena di queste ore, ha voluto gettare un po’ di fumo negli occhi. Far vedere che ha lavorato duro (direbbe il suo collega di partito Toninelli).  Ecco dunque la sua “riformetta”, come la definisce Alessandro Gnocchi su Libero: il giudizio descrittivo di ogni studente sarà riportato nel «documento di valutazione» (in italiano: pagella) e sarà riferito ai quattro differenti livelli di apprendimento che potete leggere in questa stessa pagina: avanzato, intermedio, base, in via di prima acquisizione“. I professori naturalmente “stramaledicono” questo ennesimo cambiamento che, tanto per cambiare, ricadrà su di loro, sul nuovo metodo di lavorare. Non se ne sentiva bisogno. In più,  c’è la patetica ipocrisia del politicamente corretto che cancella dal lessico scolastico il termine “insufficienza”.

Il ritorno ai giudizi, retaggio anni 70

I professori, gli studenti e le famiglie di solito preferiscono poche regole ma chiare. I numeri non mentivano. Un quattro e un cinque ti davano l’esatta dimensione di quanto occorreva recuperare. Non è necessariamente un trauma. Capire quanto bisogna impegnarsi per ambire alla tranquilla sufficienza.  “Ora, a parte l’ipocrisia di non voler proprio utilizzare la parola «insufficiente», i livelli di apprendimento sembrano fatti apposta per scatenare discussioni infinite”, commenta Gnocchi. Sono vaghi. Non è semplice definire i contorni netti tra un livello “base” e un livello di “in via di prima acquisizione”.  Poteva adoperare meglio il suo tempo la ministra che passerà alla storia delle idiozie per l’introduzione dei banchi a rotelle. La sua “Riformetta” non ha nulla di moderno: è un passo all’indietro visto che i giudizi furono un’innovazione degli anni ’70. E ha il solo scopo di confondere e devastare la scuola più di quanto non sia già. Basta leggere la motivazione data del ritorno a giudizi per capirlo: «Rappresentare, in trasparenza, gli articolati processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si manifestano i risultati degli apprendimenti».  E’ un modo per chiarire o per complicare?

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