Epidemia colposa, falso e omissione: Guardia di Finanza al ministero della Salute, perquisizioni in tutta Italia

L’ipotesi di reato è falso ed epidemia colposa: per questo alle 9.30 del 14 gennaio, la Guardia di Finanza si è presentata nelle sedi romane del ministero della Salute, su mandato della procura di Bergmao, oltre che negli uffici dell’Asst di Bergamo, dell’Iss, dell’Ats di Milano, dell’assessorato al Welfare della regione Lombardia e di Claudio D’Amario,  oggi al Dipartimento sanità abruzzese ma Direttore della Prevenzione nazionale a inizio epidemia.

Le acquisizioni riguardano documenti e atti relativi al piano pandemico nell’ambito dell’inchiesta della procura di Bergamo e riguardano tutta la documentazione dal 2006 a oggi. La Procura ipotizza che il piano pandemico non sia stato aggiornato e le ipotesi di reato sono falso ed epidemia colposa.

Gli uomini delle Fiamme gialle stanno raccogliendo documenti anche nella sede dell’Assessorato al welfare della Regione Lombardia: l’ipotesi è quella del mancato aggiornamento del piano pandemico regionale. Inoltre, le Fiamme Gialle, su disposizione del pool guidato dal procuratore aggiunto, Antonio Chiappani, sono negli uffici dell’Ats Bergamo e dell’Asst Bergamo Est.

La Guardia di Finanza di Bergamo sta acquisendo documenti anche negli uffici di Claudio D’Amario, ex direttore della Prevenzione nazionale agli esordi della pandemia, ora al Dipartimento della Sanità abruzzese. Per il 20 gennaio è prevista la sua audizione come persona informata sui fatti assieme ad altre tre alti dirigenti del Ministero.

Acquisizioni sono in corso anche all’Istituto Superiore della Sanità e negli uffici dell’Ats di Milano nell’ambito del filone d’inchiesta sul piano pandemico. Stando a quanto riferito all’Agi da fonti investigative, non ci sono nuovi indagati oltre a quelli già emersi nei mesi scorsi, tra cui l’ex dg della Sanità lombarda, Luigi Cajazzo, e l’allora suo vice, Marco Salmoiraghi.

Già negli scorsi giorno circolavano segnali di nervosismo, in concomitanza con le convocazioni in Procura di numerosi dirigenti del Ministero e dello stesso ministro Speranza: alcuni osservatori, scrive Rai.it, hanno letto l’indicazione ministeriale del 2009 come prima data di aggiornamento del piano pandemico, trapelata con una bozza confidenziale, come un modo di scaricare le responsabilità su Ranieri Guerra, ex Dg Prevenzione e oggi numero due dell’Oms.

Ma all’Agi Ranieri Guerra aveva dichiarato che il governo già a inizio 2020 aveva a disposizione un Piano antiCovid, smentendo così il Cts che aveva parlato di “semplici scenari”. Alcune fonti hanno poi riferito di una attività frenetica durante le feste di Natale per redigere un nuovo piano pandemico. Le indagini in corso e l’acquisizione di documenti interni e riservati potrebbero finalmente inchiodare i responsabili di eventuali mancanze. Sulla vicenda tornare con un approfondimento Report nella puntata del 25 gennaio, facendo il punto sulla questione piano pandemico e sulle contraddizioni dell’Oms.

Piano pandemico: pm valutano ipotesi omissioni atti d’ufficio

Con le acquisizioni e i sequestri, soprattutto di materiale informatico, al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore della Sanità, in Regione Lombardia e nelle Ats di Milano e Bergamo, la Procura vuole ricostruire se ci siano state lacune tali da configurare l’ipotesi di omissione in atti d’ufficio in relazione al piano pandemico e alla sua ‘applicazione’ in ambito territoriale.

Un tentativo portato avanti, questa l’idea di Zambon che è stato sentito dai pm così come Guerra, per tutelarsi dal momento che  quest’ultimo era direttore della Prevenzione al Ministero della Salute negli anni del mancato aggiornamento. Le acquisizioni di oggi si spiegano col la convocazione per il 20 gennaio di 4 alti dirigenti del Ministero: l’attuale direttore generale Giuseppe Ruocco, il suo predecessore Claudio D’Amario, e altri due dirigenti coinvolti nella preparazione del piano, Francesco Maraglino e Anna Caragha.

Attività della Guardia di Finanza sono in corso anche nell’Asst di Seriate da cui dipende l’ospedale di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto dopo 3 ore il 23 febbraio.  Da considerare, nel caso dell’ipotesi di omissione, la competenza territoriale che potrebbe spostarsi a Roma almeno per quanto riguarda il presunto mancato aggiornamento del piano nazionale del 2006.

Stando a quanto riferito all’Agi da fonti investigative, decisive per far scattare l’interesse sul tema da parte del pool guidato dal procuratore Antonio Chiappani sono state le dichiarazioni rese a Report e poi ad altre testate di Francesco Zambon, il funzionario dell’Oms che ha denunciato il numero due dell’Organizzazione, Ranieri Guerra,  accusandolo di aver cercato di costringerlo a posticipare la data del piano al 2017 per farlo sembrare aggiornato.

La Gdf è entrata in tutti i loro uffici. Secondo la ricostruzione della Procura, l’alert del 5 gennaio dell’Oms e la dichiarazione di fine gennaio sulla pandemia avrebbero dovuto far scattare l’applicazione delle fasi successiva alla 3 del piano pandemico.

Gli inquirenti vogliono capire se la Regione e le Ats abbiano recepito le indicazioni generali nei piani di dettaglio, così come avrebbero dovuto fare, e, tra le altre cose, come mai gli antivirali  previsti dal piano fossero in un deposito del Ministero vicino a Roma  in condizioni di degrado. Guerra aveva assicurato ai pm durante la sua deposizione che le scorte di antivirali erano pronte.

L’esistenza di un piano di dettaglio, ragionano in Procura, avrebbe potuto portare a un triage nell’ospedale di Alzano dove invece pazienti ‘puliti’ e ‘sporchi’ si mischiarono innescando una miccia che avrebbe poi dato origine al focolaio nella zona più piegata dal Covid.

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