“Chiudere le navi quarantena, limitano libertà migranti”. Il nuovo diktat delle Ong

Per le Ong le navi quarantena costituirebbero «una limitazione delle libertà di movimento delle persone». Non solo lo hanno detto, ma lo hanno messo pure per iscritto e ora chiedono a gran voce la chiusura delle lussuose navi da crociera utilizzate dal governo – a nostre spese – per tenere sotto osservazione gli immigrati e scongiurare nuovi focolai di coronavirus legati agli sbarchi.

L’appello di 150 Ong: chiudere subito le navi quarantena 

Così, mentre schizofrenici Dpcm costringono da mesi gli italiani in casa in balia di cambi di colore, coprifuoco e limitazioni della propria libertà personale; mentre tecnici e politici criminalizzano i cittadini per essersi recati nei centri cittadini a fare acquisti natalizi dopo che il governo aveva dato loro l’ok, circa 150 tra Ong, le cosiddette associazioni umanitarie, studiosi e ricercatori vogliono sollecitare la chiusura di dette navi per tutelare la libertà degli immigrati.

Il documento

Il documento ha il titolo Criticità del sistema navi-quarantena per persone migranti: analisi e richieste ed è stato condiviso e sottoscritto da circa 150 organizzazioni italiane e internazionali. In esso si esortano i ministeri dell’Interno, dei Trasporti, della Salute, al Dipartimento della protezione civile di cessare al più presto «il trattenimento a bordo di unità navali per lo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria delle persone soccorse in mare. O sbarcate autonomamente in Italia. Per le Ong tutto ciò rappresenta «una limitazione delle libertà di movimento delle persone». Inoltre vi sarebbe in atto «una violazione del divieto di discriminazione. Poiché si attua con modalità differenziate per i soli cittadini stranieri in percorso migratorio e senza alcuna trasparenza e informazione a riguardo».

Stop alle navi quarantena, potenziare i centri di accoglienza a terra

Una volta chiuse le navi, le Ong pretendono il miglioramento del sistema di accoglienza  con «misure che rispettino la sicurezza, la salute e i diritti di tutte le persone coinvolte. Senza alcun tipo di discriminazione», reinvestendo i finanziamenti previsti per le navi quarantena nei centri d’accoglienza a terra, dal momento che le attuali strutture galleggianti «Sembrano rispondere più a paure indotte che a criteri di una gestione sicura, ragionevole e umana dell’epidemia e dei flussi migratori».

“Mai più hotspot galleggianti”

Infine i firmatari del documento condannano l’utilizzo delle navi come «hotspot galleggianti per operare la selezione arbitraria e preventiva tra richiedenti asilo e migranti economici e come Cpr nel predisporre rimpatri». Resta solamente da capire come e quando il governo calerà le braghe di fronte a questo diktat.

Cristina Gauri

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