Pasquale Tridico, Di Maio e Conte sapevano dell’aumento di stipendio Inps. Repubblica: “C’è la loro firma sulle carte”

Chiede trasparenza, Luigi Di Maio, e ufficialmente prende le distanze dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico e l’aumento di stipendio deciso la scorsa estate, nel pieno del disastro di bonus, reddito di cittadinanza e casse integrazione non pagate dall’Istituto previdenziale. Ma secondo Repubblica, Di Maio sarebbe stato a conoscenza della decisione, eccome. Di più, l’avrebbe avallata lui, quando era vicepremier, ministro del Lavoro e leader del Movimento 5 Stelle.

Politicamente, è cosa nota, Di Maio è stato il più grande sponsor di Tridico: lo aveva indicato come possibile ministro del Lavoro in un governo tutto grillino, prima delle elezioni del 2018, e una volta nata l’alleanza con la Lega l’ha imposto alla guida dell’Inps. Stando a quanto riportato da Repubblica, che sabato ha sganciato la bomba su Tridico, “gli stipendi di oggi dei vertici di Inps, ma anche di Inail, sono frutto di un patto Lega- M5S siglato con l’altro vicepremier Matteo Salvini e avallato dal premier Conte”. L’aumento di stipendio infatti sarebbe stato fissato dalla “legge istitutiva di Reddito di cittadinanza e Quota 100, la 26 del 2019”, che “prevede che le retribuzioni siano fissate con decreto del ministro del Lavoro”. In una nota “dell’allora capogabinetto di Di Maio, Vito Cozzoli – ora presidente di Sport e Salute, spa del ministero dell’Economia – datata 12 giugno 2019″, si parla già di cifre: 150mila euro al presidente, 100mila euro al vicepresidente e 23mila euro ai tre consiglieri dei due consigli di amministrazione ancora da nominare”. “La nota era indirizzata alla Direzione generale per le politiche previdenziali dello stesso ministero del Lavoro e per conoscenza al premier, al ministro del Tesoro Giovanni Tria e al Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta -sottolinea Repubblica – e si chiedeva una ‘valutazione definitiva di congruenza degli importi’ ai fini ‘della predisposizione del decreto del ministero del Lavoro’ che doveva ratificare le cifre”. Quella disposizione non poteva ovviamente prevedere che l’aumento sarebbe arrivato nel pieno del marasma coronavirus, con l’Italia in ginocchio, ed è proprio questo il motivo della critica di Salvini e dell’opposizione. L’imbarazzo di Conte e Di Maio, che cadono dalle nuvole, non ha invece alcuna giustificazione.

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