Gli agenti nella trincea Covid: “Così rischiamo con i migranti”

Con un post su Facebook, le forze dell’ordine spiegano le difficoltà incontrate nelle operazioni di trasferimento di alcuni migranti risultati positivi al Coronavirus che si rifiutavano di collaborare, opponendo resistenza allo spostamento dalla struttura d’accoglienza all’ospedale militare del Celio di Roma

Sono ben 21, secondo quanto riferito anche da “Il Messaggero”, gli individui risultati positivi al Coronavirus all’interno del centro “Mondo Migliore” di Rocca di Papa (Roma). Nel corso della giornata di ieri si sono svolte le prime fasi del programmato trasferimento, che hanno visto coinvolti 4 soggetti di nazionalità nigeriana. Si tratta, per la precisione, di due uomini e due donne tra i 25 ed i 30 anni, che si erano già resi protagonisti nei giorni scorsi di atti di vandalismo, disordini ed addirittura tentativi di fuga dalla struttura di Rocca di Papa. Precedenti che hanno costretto, pertanto, le forze dell’ordine ad intervenire in gran numero per impedire che potessero verificarsi situazioni di pericolo per gli operatori sanitari impegnati in prima persona nel trasferimento.

Il tutto si è svolto tra le ore 14 e le 16 del pomeriggio di ieri, lunedì 17 agosto, quando un’ambulanza della Croce Rossa Italiana dotata di 4 postazioni predisposte al biocontenimento, si è presentata dinanzi alla struttura. “Mondo Migliore” ospita ben 300 extracomunitari, ragion per cui a supervisionare il lavoro di medici ed infermieri sono giunti ben 10 blindati della polizia di Stato, disposti tutt’attorno al centro d’accoglienza. Anche i carabinieri del comando di Rocca di Papa hanno partecipato alle operazioni di controllo. Le immagini del trasferimento dei migranti positivi al Covid

“Roma 17 agosto 2020. Reparto Mobile impegnato a prelevare dei migranti positivi al Covid-19 che non volevano lasciare il centro accoglienza”, si legge nel comunicato postato su “Italia Celere”. “Comprendiamo lo sforzo da parte di chi pianifica il servizio e dell’Amministrazione, ma è evidente che vi sono dei limiti strumentali che impediscono agli Agenti di svolgere nel miglior modo possibile il loro servizio. Urge un reale impegno da parte degli interlocutori governativi e parlamentari per dare ai Tutori dell’Ordine le dovute tutele e sicurezze. Non potete abbandonarci così e poi pretendere da noi professionalità”, conclude la nota.

Sotto il post numerosi attestati di solidarietà. “Non possiamo accettare che il paese venga ridotto in questo modo…”. “Ma vi rendete conto come devono operare le nostre forze dell’ordine? È una vergogna”. C’è anche chi chiama in causa gli amici dell’accoglienza: “Ad ogni trasferimento di questi tizi devono essere presenti la Lamorgese, Bellanova e tutti i parlamentari di sinistra e i grillini. Perchè far rischiare solo voi? Gli italiani li pagano profumatamente che se lo guadagnassero il super stipendio”.

“L’Amministrazione ha fatto tutto il possibile, ma non si può lavorare così. L’immigrazione non può essere è un problema di Polizia. Oggi i colleghi del Reparto Mobile di Roma impegnati ad accompagnare all’ospedale militare del Celio una ventina di ospiti del Cpr positivi al Covid-19, per ridurre al minimo il rischio di contagio, hanno dovuto effettuare un vero e proprio servizio di ordine pubblico indossando tutte le protezioni che la Polizia di Stato ha potuto mettere a disposizione”, si legge in un comunicato del sindacato Es Polizia.

“Apprezziamo senz’altro il notevole sforzo profuso a tutti i livelli, oggi di più non si poteva certo fare, ma è fin troppo evidente che nessuna protezione potrebbe mai garantire al 100% dal contagio i colleghi impegnati in questo genere di servizi in caso di colluttazione con persone, che hanno davanti a sé, come orizzonte, il rimpatrio obbligato. La prevedibilissima impennata di arrivi durante questa pandemia”, aggiunge il segretario generale Vincenzo Chianese, “non può certo essere fronteggiata facendo apparire come ‘puffi’ servitori dello Stato che guadagnano 1.500 euro al mese. I colpevoli ritardi e le troppe indecisioni della politica non possono continuare a ricadere su chi, ogni giorno, rischia non solo la pelle, anche perché non ha aggiornamento professionale idoneo né strumenti adeguati, ma anche di essere strumentalmente accostato a chi, negli Stati Uniti, ha ucciso il povero George Floyd. È un gioco al massacro, i poliziotti sono stanchi e non si può più restare in silenzio”, conclude Chianese.

il giornale.it

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