Altro che movida, “il grosso del contagio arriva dagli immigrati”. Lo sostiene il virologo Clementi

Roma, 13 ago – Dopo l’intervento di ieri dell’infettivologo Bassetti, è il turno del virologo Clementi, che con Bassetti e Zangrillo condivide una visione più ottimista riguardo al contagio. Proprio Clementi, dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, era stato uno dei primi ad avvertire dell’indebolimento del virus e della necessità di cambiare tipo di comunicazione riguardo all’epidemia. Oggi, intervistato da AdnKronos Salute, ribadisce fermamente le sue convinzioni e avverte della necessità di operare maggiori controlli sui focolai sviluppati nei centri di accoglienza: «Oggi abbiamo tre tipi diversi di focolai di coronavirus Sars-Cov-2 in Italia. I focolai interni, che sono al momento normali e fisiologici e sono diventati una minoranza. Poi ci sono i focolai di ritorno dei vacanzieri. E poi un terzo tipo quantitativamente più importante che è dato dagli ingressi irregolari. È evidente che vanno affrontate tutte le tipologie e che servono tre strategie diverse».

Un fattore da non sottovalutare è quello delle fughe dalle strutture deputate ad accogliere gli immigrati: «Io non so che intenzioni abbia il Governo su questo. Ma spererei che se ne stia occupando e che siano tutti sotto controllo, perché in passato ci sono state fughe. Qualcosa il Governo deve fare». Come Bassetti il virologo è convinto che la situazione in Italia non stia peggiorando, nonostante «Le positività rilevate sono aumentate rispetto ai giorni scorsi. Ma per il 95% dei casi si tratta di persone asintomatiche o paucisintomatiche. E ancora non c’è pressione sulle strutture ospedaliere. Quindi da un punto di vista clinico-medico il fatto che circoli un virus che dà infezioni asintomatiche è irrilevante».

La rilevanza delle nuove positività è tale solo «da un punto di vista epidemiologico e statistico», continua. «Dimostrano che il virus circola ancora, ma non rappresenta in questo momento un problema per noi, se non ci faremo sfuggire di mano i focolai. Soprattutto il prossimo autunno-inverno».  E conclude: «Ero d’accordo con quei governatori di regione che intendevano prendere misure di controllo agli arrivi da Paesi a rischio. E sono d’accordo sul fatto che il Governo in questo caso cerchi di fare un’operazione unificante su questo fronte. Quindi bene i test, anche se è possibile farli sugli arrivi via aereo, e via nave o treno. Meno facile invece controllare chi arriva in auto, perché ci sono anche quelli. Trovo giusto fare test al rientro da Spagna, Croazia, Malta, Grecia. Sono nazioni in cui l’epidemia è un po’ meno sotto controllo che in Italia»

Cristina Gauri

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