Rabbia sociale e “lupi solitari”: l’Italia post Covid può esplodere

In Italia il rischio di proteste legate alla rabbia sociale e al disagio economico causati dall’emergenza Covid è elevato e le dimostrazioni dell’altro giorno in varie città italiane, ma in particolare a Roma e Milano parlano chiaro; del resto l’economia del Paese era già in difficoltà prima della crisi sanitaria e i tre mesi di “lockdown” non hanno fatto altro che peggiorare ulteriormente la situazione.

L’Italia che esce dall’emergenza Coronavirus è un’Italia più povera, con una gran voglia di ripartire ma con un Governo che si è dimostrato inidoneo nel far fronte alle enormi difficoltà economiche di lavoratori ed imprenditori le cui attività sono state duramente colpite dal “lockdown”.

Tra le poche centinaia di euro promesse e mai arrivate a tanti, l’eterno dibattito sul Mes e i possibili fondi europei che potrebbero però arrivare nel 2021, gli italiani fanno in tempo a morire di fame.

L’Italia che esce dal Covid è più povera e ovviamente anche più arrabbiata, soprattutto nel momento in cui vengono fatti paragoni con altri Paesi europei per quanto riguarda la gestione economica della crisi, come ad esempio Gran Bretagna e Germania. Sono in molti in Italia a chiedersi perchè i soldi non ci siano.

Una situazione che preoccupa il Viminale, pur preferendo utilizzare il termine “attenzione particolare” piuttosto che “allerta”. Fatto sta che le forze dell’ordine e l’intelligence interna sono state mobilitate per fronteggiare eventuali fenomeni di malcontento causato appunto dal disagio socio-economico che potrebbero avere ripercussioni sull’ordine pubblico. Secondo quanto riferito dall’Huffington Post, che ha citato fonti dell’intelligence, i timori sarebbero legati a possibili azioni isolate di “lupi solitari”.

Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha recentemente affermato, durante un intervento a “Zapping” su Rai Radio 1, come sia importante evitare che “il senso di responsabilità dei cittadini si trasformi in rabbia sociale”.

Il capo della polizia, Franco Gabrielli, aveva invece detto tempo addietro come i rischi fossero ricollegabili sia al disagio economico subito da lavoratori e imprenditori, ma anche dalla volontà di alcuni di utilizzare l’allentamento delle misure anti-Covid per organizzare proteste.

Ciò che sembra sfuggire però è che rabbia sociale e proteste non sono altro che la conseguenza di un evidente disagio economico. Insomma, se la gente non ha più i mezzi per sopravvivere, è più che legittimo che scenda in strada a manifestare, purchè le proteste restino pacifiche e non assumano modalità da oltre-Oceano. Non è certo tenendo la gente in casa e vietando dimostrazioni che si risolve il problema.

La rabbia sociale può certamente degenerare ed è doveroso che le autorità tutelino l’ordine pubblico, anche perchè c’è pur sempre il rischio che all’interno di manifestazioni pacifiche si infiltrino facinorosi pronti a mettere a ferro e fuoco le città; sono situazioni purtroppo oramai note e ben vengano dunque i controlli. Attenzione però, perchè lavorare sulla prevenzione dei disordini non significa vietare manifestazioni, altrimenti si rischia di passare dalla tutela dell’ordine pubblico alla repressione di diritti costituzionalmente stabiliti.

il giornale.it

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