La pm di Bergamo mette a tacere la sinistra. Non toccava alla Lombardia fare la zona rossa, ma a Conte

Da quel che ci risulta la zona rossa era un decisione governativa. Lo dice la pm di Bergamo Maria Cristina Rota ai microfoni del Tg3. Un’osservazione che riabilita la Lombardia per la gestione dell’emergenza Covid a proposito della chiusura dei comuni della Val Seriana dove i contagi sono saliti alle stelle.

La Procura di Bergamo ha sentito come persone informate sui fatti tra ieri e oggi l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, e il presidente della Lombardia, Attilio Fontana.

Lo sciacallaggio della sinistra e di Travaglio

Una considerazione, quella della pm di Bergamo, che dovrebbe porre fine allo sciacallaggio della sinistra e alla campagna di fango portata avanti dal Fatto e da Travaglio.  Una campagna che ha scatenato anche i centri sociali contro il governatore Attilio Fontana e contro l’assessore Giulio Gallera.

Fontana ha ribadito al procuratore facente funzione di Bergamo che lo ha interrogato che era “pacifico” che quella decisione “spettasse al governo”. Identica tesi espressa da Gallera, audito dalla pm. “Noi aspettavamo Roma, fino all’inizio di marzo avevamo sempre proceduto d’accordo con il governo su quel tipo di provvedimenti”, aveva spiegato l’assessore al Welfare, precisando di aver verificato solo tempo dopo che la Regione avrebbe potuto operare di propria iniziativa. “Ma in quella fase – è la tesi del Pirellone – ci eravamo sempre relazionati con l’esecutivo e con l’Istituto superiore di sanità”.

Ora, se la procura di Bergamo dovesse accertare che la tesi di Fontana e Gallera è fondata, in tanti dovranno fare un passo indietro rispetto alla gogna cui i due dirigenti lombardi sono stati sottoposti, con una violenza inaudita. Che forse era così sopra le righe proprio per allontanare dal governo ogni sospetto e ogni responsabilità.

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