“Tiene i documenti secretati”: Sileri accusa il Comitato tecnico. Ma la vergogna è tutta politica

Membri del governo di fatto esautorati; delibere apprese dai giornali; testi incomprensibili che fanno esclamare “Ma che caxxo stai a di’?”.  Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, va all’attacco del Comitato tecnico scientifico per il coronavirus, lanciando accuse durissime su come ha gestito la crisi. Non è chiaro fino in fondo Sileri dove voglia andare a parare. Se il suo sia un modo per scaricare responsabilità; un attacco “solo” al ministro Roberto Speranza; se sia anche un attacco indiretto a Palazzo Chigi; se sia anche, eventualmente, lo sfogo genuino da parte di un uomo che, prima che membro del governo, è medico. Ciò che è certo è che dalle sue parole emerge la conferma di un quadro catastrofico sia dal punto di vista della gestione tecnica dell’emergenza, sia da quello della sua gestione politica. Al di là degli intenti, insomma, le accuse di Sileri non salvano nessuno, membri del governo bypassati in testa, che di fatto non sono stati in grado di far valere il loro ruolo rispetto ai tecnici.

Viceministri costretti a inviare le spie

“Mi dicevano: ‘Non sono secretati, ma non puoi leggerli‘. Un perfetto comma 22, mentre in Italia si moriva a centinaia e purtroppo abbiamo ancora tante perdite”, ha detto Sileri in un’intervista alla Verità, riferendosi ai verbali del Cts. Già nei giorni scorsi Sileri aveva sollevato questioni interne, puntando il dito contro la mancata attivazione di deleghe al ministero della Sanità. Ora rincara la dose. “lo e la mia collega, la sottosegretaria Sandra Zampa, che fra l’altro fa parte della delegazione del Pd, abbiamo ottenuto, non le dico quanto ci è voluto, di poter inserire degli osservatori (durante gli incontri del Cts, ndr)”, ha spiegato, precisando che “ho detto che è un osservatore nel Comitato: riferisce a me quando io non partecipo alle riunioni. Ma non ha potere deliberativo al pari dei membri del Cts”. Insomma, chiede il cronista, è una specie di “spia”? “Per carità – ha puntualizzato il viceministro – non lo definisca così: è un medico del mio gabinetto, una persona serissima, mica Mata Hari“.

Quelle notizie cruciali apprese dai medie

Sileri quindi ha raccontato quando, “dopo una lunga giornata di lavoro al ministero”, ha appreso dalla moglie, che stava guardando il Tg, della presenza della coppia di cinesi infetti a Roma. Lui stava facendo la doccia, ha raccontato, quando lei gli ha “urlato dal salone” tutto il suo sconcerto: ‘Ma come? Ci sono due infetti a Roma e non mi dici nulla?’. “Gli uffici – ha spiegato il viceministro – non mi avevano detto nulla. A nessuno di noi: né a me, né alla sottosegretaria Zampa”. “È normale, secondo lei, che io il Dpcm lo ottenga da un altro ministero e non dal mio? È possibile che io una delibera o una circolare la scarichi dal Corriere della Sera e non la riceva dagli uffici che l’hanno diffusa? E che poi quando leggo dico: ‘Ma che cazzo stanno a dì?’”, si è quindi sfogato il viceministro grillino.

Sileri: “Leggo le delibere e penso: ma che caxxo stai a di’?”

Sileri ha portato quindi l’esempio delle autopsie. Proibite o no? “Se io da medico leggo quel testo, non capisco nulla”, ha chiarito Sileri. E così “il 7 maggio a Bergamo hanno fatto le analisi contro il parere del ministero. Da medico, mi sento di dire che abbiamo commesso un reato”. Potrebbe pagare per queste parole, chiede ancora il giornalista, lo sa? “Io penso a chi deve trovare una cura e deve poter fare il suo lavoro in santa pace e con tutti gli strumenti possibili. Queste – ha concluso – sono cose serie su cui non ci si può permettere tentennamenti o indecisioni“.

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