I ristoratori disperati: “Ci volete morti, ma noi non ci suicidiamo, noi scendiamo in piazza” (video)


Ristoratori disperati. Il governo con la sua incapacità ha messo tutte le categorie sul lastrico. Casse integrazioni che non arrivano, aiuti a tozzi e bocconi, caos sui buoni-spesa. Le la gente ha potuto mangiare è solo per la buona volontà e l’impegno dei volontari e delle parrocchie. Tutto quello che potevano sbagliare l’hanno sbagliato. E adesso non si sa quanti esercizi riapriranno in Italia e quanti invece rimarranno chiusi per sempre.

I ristoratori: meno tavoli e più bollette

Nel video che proponiamo un portavoce dei ristoratori spiega come stanno le cose. “Ecco qua – dice mentre misura e sistema i tavoli del ristorante -, in questa tavola entravano otto tavoli e 22 persone. Ora ce ne entrano tre con sei persone, secondo le nuove regole.” Poi mostra i contratti di otto persone, quindi otto famiglie, che lavorano nel ristorante. Più due proprietari. “Secondo voi – dice – dieci famiglie possono vivere con tre tavoli? E poi ci sono le bollette, Acea, Vodafon, Enel. 800 euro , 700 euro, 170 euro… e gli affitti o i mutui che corrono. Non solo non ci vogliono far lavorare ma ci vessano continuamente senza aiutare”. E conclude: “Noi non ci suicidiamo, noi andiamo in piazza”.

“Come dobbiamo fare, dice il portavoce dei ristoratori, come possiamo andare avanti, perché non ci aiutate?”. Poi sottolinea la nuova storia ridicola che il coronavirus sarebbe un infortunio sul lavoro, ossia che il datore di lavoro ne deve rispondere se un dipendente si ammala. “E se quello l’ha preso da un’altra parte?”, chiede. Domanda semplicissima a cui i 450 esperti di Conte non sanno rispondere, data la prova che finora hanno dato di loro stessi.

Gli incassi crolleranno di dieci miliardi di euro

La situazione di questo e altri settori è gravissima. Secondo quanto stimano Cerved e Unindustria, “a fine anno il Lazio, quel museo a cielo aperto che vale un quarto del turismo nazionale, vedrà crollare gli incassi di alberghi, musei, ristoranti e compagnie di trasporto di 10 miliardi di euro. Oltre 8,2 miliardi soltanto nella Capitale”.

Addirittura lo stesso ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia si rende conto del disastro. “Ripartiremo dagli italiani resistenti, quelli che con grandi sacrifici sono rimasti in casa in queste settimane, dagli imprenditori e dai lavoratori delle aziende che sono state chiuse negli ultimi due mesi”. I proprietari di ristoranti e bar, “che hanno attinto alle loro riserve personali per non far mancare nulla ai loro lavoratori, sono stati un grande esempio per tutti”, riconosce l’esponente del Governo.

Boccia promette: vicini a tutti, controlli ex post

“A loro siamo vicini e dobbiamo dare adesso responsabilità, semplificando le procedure e le autorizzazioni”. Per Boccia, “i burocrati devono trasformarsi in semplificatori, tutti i controlli dovranno essere fatti ex post. Lo Stato è al loro fianco e abbiamo il dovere morale di dargli fiducia; uno Stato amico che deve tutelare innanzitutto la sicurezza sanitaria”. Bene, ora passi dalle chiacchiere ai fatti, se ne è capace.

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