“A Pavia 400 volontari pronti a donare il plasma”. Ma la burocrazia glielo impedisce

Pavia, 5 mag – Quattrocento volontari pronti a donare il loro plasma e salvare altrettante vite dalle manifestazioni più virulente del Covid-19 con la tecnica della plasmaterapia. Sono tanti, secondo il sindaco di Robbio (Pv) i cittadini che nelle scorse settimane si sono dichiarati disponibili a diventare «vaccini umani»: ma la burocrazia glielo impedisce. 

Lo riferisce ad Agi lo stesso primo cittadino del comune, Roberto Francese: «Vogliono uccidere 400 persone perché il protocollo prevede che vadano bene solo i test fatti dalla Diasorin, unica accreditata dalla Regione». La Diasorin, una società privata, che opera nei segmenti dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare. È a capo di un gruppo composto da 26 società e 4 succursali estere e produce i propri test in 5 siti produttivi dislocati in Europa e Stati Uniti.

«Dai nostri test non validati ma con marchio CE, alcuni già autorizzati dall’Emilia Romagna – spiega Francese – risultano 400 cittadini con valori altissimi di anticorpi IgG, cioé quelli che indicano un’infezione che si è verificata molto tempo prima». E tutti e 400 vogliono fare la loro parte per salvare il maggior numero di vite possibile: «Hanno tutti espresso la volontà di donare il loro plasma al Policlinico San Matteo di Pavia, dove questa cura sta ottenendo eccellenti risultati, ma non possono. Ho scritto all’assessore Gallera chiedendogli perché non approfittiamo di questa opportunità di salvare delle vite. Se poi gli anticorpi diminuiranno di chi sarà la colpa, dei morti?. Possiamo salvare delle vite insieme ma bisogna partire subito per rispettare i protocolli», racconta.

Francese puntualizza di avere «chiamato personalmente» la Diasorin, «ma dicono che non me li vendono, sebbene mi sia offerto di pagarli di tasca mia per avere la conferma dei nostri test. La ragione non la conosco. Vogliono uccidere vite umane per un principio», è la sua accusa. «Ora la Regione dice che farà eseguire i test ai privati, mi fa piacere. Sono stati persi due mesi per fare esattamente quello che noi abbiamo fatto due mesi fa, spero che almeno chieda scusa».

Nei giorni scorsi, Ats, l’azienda territoriale sanitaria, aveva contattato i sindaci lombardi che avevano eseguito di loro iniziativa i test, ribadendo che i loro esami «non risultano al momento validati dalle autorità competenti in materia» e «non sono coerenti con le indicazioni regionali». Tuttavia, viene spiegato nel documento, «a scopo precauzionale si raccomanda ai sindaci, ai medici competenti e alle aziende  che vengano a conoscenza di un esito positivo a uno di tali test  di porre in isolamento fiduciario la persona e i relativi contatti».

Cristina Gauri

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