25 aprile? Ricordiamo Giuseppina Ghersi, massacrata e uccisa dai partigiani (video)

E’ vero: prima di alcuni anni fa nessuno aveva mai sentito nominare Giuseppina Ghersi, savonese uccisa il 30 aprile dai partigiani, che l’avevano arrestata insieme ai genitori qualche giorno prima. Giusto in coincidenza con la cosiddetta “liberazione”. Classe 1931, nel 1945 la Ghersi non aveva ancora compiuto i 14 anni. Su wikipedia la sua voce non c’è. Si tende a rimuovere tutto ciò che attribuisce al “liberatori” reponsabilità sui loro delitti e gettare una zona d’ombra. Perché non si può chiamarli altrimenti.

I nuovi partigiani negano ancora la storia della Ghersi

Ancora oggi sul web troviamo tentativi vani dei negazionisti di sinistra che, oltre a negare le foibe, negano anche le uccisioni a guerra finita di moltissimi innocenti. Tra cui questa bambina, accusata dai partigiani di essere nientemeno che una “spia” dei nazifascisti. A 13 anni? I comunisti, anche oggi, inventano bufale, come che la bambina girasse armata a Savona. Maestri leninisti della menzogna e delle denigrazione umana dell’avversario, i negazionisti partigiani hanno sottaciuto queste e altre atrocità per decenni.

I documenti e le testimonianze ci sono

Ma oggi grazie alle opere di persone che quegli anni li hanno vissuti, come i giornalisti Giorgio Pisanò e successivamente Giampaolo Pansa, la verità sta sia pur lentamente emergendo dalla narrazione eroica della storia della guerra civile fatta dagli pseudo storici del regime e dai loro servi. E’ una questione di buon senso e di statistica: i partigiani, secondo quello che ancora oggi si insegna a scuola, erano tutti buoni e altruisti, la parte sana della nazione. Mentre gli altri, i fascisti, erano bestie feroci da cui finalmente gli eroici partigiani ci hanno liberati. Bianchi e neri, insomma, con il bene tutto da una parte e il male tutto dall’altra. E’ ovvio che non è possibile.

Guai per chi parla del martirio della Ghersi

E la retorica resistenzialista va avanti da anni, e guai a chi osa metterla in dubbio. Viene additato come fascista o peggio. Non lavora. Ma anche se la storiografia ufficiale non racconta dei crimini dei partigiani, molti dei quali a guerra ampiamente finita, nei territori la memoria è presente. Si raccontano le storie degli eccidi, ma sottovoce, per timore di rappresaglie dei comunisti. Persone sono state costretta ad abbandonare per sempre le loro terre, i loro beni sono finiti in mani partigiane, chi sapeva non parlava. E non  solo nel triangolo della morte. Ricordiamo quando lo stesso Togliatti, pochi anni dopo la fine della guerra, dovette andare nella Federaione del Pci di Reggio Emilia a ordinare che la mattanza finisse.

I metodi terroristi dei partigiani: da Gentile ai fratelli Govoni

Non avremmo nulla da recriminare se i partigiani avessero combattuto contro le forze naziste e fasciste in guerra. Quello che molti italiani non ammettono è il metodo terrorista attuato troppo spesso dai partigiani. Bombe, attentati, sabotaggi, autentici omicidi contro anziani come Giovanni Gentile o contro donne e, come in questo caso, bambini. Violenze, torture, come nel caso dei fratelli Govoni, stupri contro le ausiliarie della Rsi. E poi i saccheggi, i furti. Più di una testimonianza, anche quella dei genitori della Ghersi, hanno indicato che i partigiani si impossessarono di oro, denato e gioielli delle vittime. Ricordiamo il caso di Luisa Ferida,, l’attrice fucilata a Milano insieme con Osvaldo Valenti da partigiani facenti capo a Pertini, e la cui casa fu svuotata di ogni cosa preziosa.

Il 25 aprile? non ci va proprio di festeggiarlo. Non finché non sarà state resa giusitizia alle decine di mifgiliaia di italiani innocenti morti per mano criminale.

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