Coronavirus, ora i torinesi assaltano il Monte dei pegni. Tra gli italiani è incubo povertà

Torino, 17 apr – «Gli italiani non muoiono di fame», e chi lo sostiene è un demagogo, Bersani dixit. Se l’ha detto l’ex segretario del Pd sicuramente gli dobbiamo credere. Peccato, però: non ha fatto in tempo a finire la frase che stamattina La Stampa ha riportato di code mai viste al Banco dei pegni torinese. Perché tutti questi italiani all’improvviso decidono di impegnarsi i ricordi famiglia? Non gli bastano più i soldi per andare a Formentera? No, è che dopo un mese di quarantena, di attività ferme, casse integrazioni latitanti, stipendi sospesi, le fila di italiani che hanno finito le liquidità e non hanno risparmi da parte si ingrossano. E di conseguenza, si ritorna all’antica abitudine di bussare allo sportello pegni.

Come quello della Banca San Paolo in via Botero. Alle 6, la fila conta 40 persone. Alle 8, circa cento. Ma gli uffici non sono in gradi di sbrigare più di venti pratiche per turno… «È la quinta volta che vengo e mi rimandano sempre a casa. Arrivo da Pinerolo, non posso di certo continuare a fare avanti e indietro», spiega Marco. «Devo lasciare dell’oro. Sono venuta di nascosto. Se mio marito lo scopre mi ammazza, ma abbiamo bisogno di soldi. Adesso. La spesa non si può rimandare», aggiunge una signora . «Come può una madre ammettere che è costretta a vendere le collane per comprare il cibo?».

La situazione è tesa.  Alcuni dipendenti del Monte si sono ammalati di Covid-19, di conseguenza il servizio lavora sotto organico. Si apre a giorni alterni, a seconda della disponibilità, e non sempre la turnazione risulta chiara. Non vi sono siti da consultare, bisogna arrivare, sperando che sia aperto, fare la fila e sperare di essere ricevuti allo sportello, prima che chiuda. «Mercoledì era chiuso e l’abbiamo scoperto qui davanti. Ci avete detto di tornare oggi, di metterci in fila già alle 7. L’abbiamo fatto e siamo riusciti ad avere il numero 25. La prossima volta dobbiamo portare una tenda?» protesta qualcuno. «Lavoro in ospedale e questo è il mio giorno libero – è lo sfogo di una donna. – Io la situazione la comprendo, ma siete voi che non capite. Come posso sorridere ai pazienti, quando non so come tirare avanti?». E ancora, mille storie, tutte diverse e tutte accomunate dallo stesso denominatore: non si riesce ad andare avanti. «La mia bolletta è scaduta. Non è in scadenza. È scaduta», sospira una donna.

Non c’è spazio per gentilezza o solidarietà, si è tutti contro tutti, nel tenere la propria posizione nella fila. «La teniamo d’occhio, lei è arrivata per ultima», ringhiano dal fondo della coda. «Dovremmo essere solidali. Invece questo momento tira fuori il peggio di noi».

Il servizio di SkyTg24Video Player00:0002:20

Cristina Gauri

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