Pietro Senaldi contro la ministra Azzolina: quanti asini in festa nelle nostre scuole

È storia che i regimi puntino molto sulla scuola, per plasmare le nuove generazioni e sfornare un esercito di soldatini acritici imbevuti di ideologia. È una caratteristica comune a destra, sinistra, centro, populismi, partiti d’ ispirazione religiosa, teocrazie, dittature del proletariato o della razza. Il presupposto però è che bisogna avere qualche cosa da insegnare, almeno un paio di contenuti, anche se sbagliati, malvagi o addirittura criminali. Da che, a causa del Coronavirus, in Italia la libertà è stata sospesa, la democrazia è stata cancellata e i pieni poteri se li è presi Conte, con tanto di impunità garantita per gli errori. Il pallino ce l’ hanno i grillini e i loro prescelti, anche perché Renzi è stato emarginato e il Pd ha pensato bene di mettersi in quarantena in blocco.

Il punto è che i cinquestelle non hanno nulla da insegnare: la loro parola d’ ordine è che uno vale l’ altro, il progetto è livellare al basso la società, il metodo per realizzarlo è frustrare talenti e aspirazioni di guadagno e mantenere tutti al guinzaglio di un’ elemosina di Stato chiamata reddito di cittadinanza o, ultimamente, di emergenza. Per chi non ci sta, ci sono sempre le manette, garantite dal patto di ferro con la magistratura, che punendo chi alza la testa rassicura la massa. Questa filosofia pervade ormai tutti i settori del Paese, quindi anche l’ istruzione, alla guida della quale i grillini hanno piazzato Lucia Azzolina, che avendo due lauree e insegnando in un liceo è considerata nel suo consesso una sorta di Pico della Mirandola.
Con questa ministra, forse, la chiusura delle scuole è il minore dei danni, perché avere lei a capo del carrozzone è come andare a ripetizioni di congiuntivi da Di Maio e di inglese da Toninelli. Le classi erano chiuse da una settimana e già la ministra dichiarava in tv che le lezioni via internet funzionavano a meraviglia e che davanti ai computer si impara più che sui banchi.
Sono passati quasi due mesi e la signora ancora non ha fornito un dato a suffragio delle proprie tesi.
Nessuno sa quanti professori e quante scuole insegnino on-line, quali siano gli strumenti di valutazione, a che punto siano i programmi. Il ministero non sta verificando il lavoro dei docenti. Tutto è lasciato alla buona volontà.
Poiché quella di Conte contro il Covid-19 è tutt’ altro che una guerra lampo, la prof Azzolina si è portata avanti e ha già detto che quest’ anno tutti saranno promossi e l’ esame di maturità sarà una formalità, un colloquio con i professori, probabilmente su come si passeranno le vacanze. Grazie al cielo il programma è andato di traverso ai presidi italiani, che si sono ribellati ai piani ministeriali nell’ interesse dei loro allievi e in difesa della dignità del loro lavoro e della cultura italiana. «Se abbiamo lavorato seriamente in questo periodo, perché non è possibile valutare lo studente con serenità e trasparenza? La promozione d’ ufficio è una picconata alla professionalità dei docenti e penalizza gli studenti meritevoli. È come se tutto quello che stiamo facendo fosse inutile» si lamenta il preside dell’ Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno, Carlo Braga. Proprio l’ opposto di quanto detto dalla ministra, che ha sostenuto la becera tesi secondo la quale fare gli esami o bocciare significherebbe mettere in dubbio la bontà del lavoro svolto in questi mesi.
Vecchio professore, siamo d’ accordo con lei, ma la sua è una battaglia persa, la decisione è presa. Il sei politico per questa classe dirigente non è un rimedio ma un traguardo. Ai grillini non passa neppure per la testa che la scuola serva a insegnare. Quando erano sui banchi loro, l’ obiettivo per Di Maio e compagni non è mai stato imparare, bensì essere promossi o meglio, sfangarla. Così come, diventati grandi, non si sono mai preoccupati di cercare il lavoro, puntando direttamente al reddito, come se il secondo non fosse diretta conseguenza del primo. Certo che ci sarebbe il tempo per selezionare un corpo di esaminatori, fare dei tamponi ai maturandi e avere degli esami normali. Sarebbe anche educativo farlo, anziché promuovere indiscriminatamente, lasciando ai giovani il terribile messaggio che non serve impegnarsi e trasformando la disgrazia, ossia l’ epidemia, in una salvezza per i somari. Ma ai grillini questo non interessa. Puntano a creare una società simile a loro, di incompetenti premiati.
Un Paese governato da gente seria farebbe degli esami a settembre a tutti, per vedere chi ha, malgrado le difficoltà, appreso a sufficienza per passare alla classe successiva.
Avrebbe già sfornato un programma per condensare in dieci mesi gli insegnamenti di due anni. Avrebbe precettato i professori per tenerli fino al 20 luglio in classe. Nulla di tutto questo è alle viste. Non si può far perdere l’ estate ai docenti né far perdere un anno ai ragazzi. Meglio che, tra qualche tempo, buttino via la vita perché non hanno imparato a fare niente. A quel punto, non gli resterà che votare Cinquestelle, ma nel Paese non ci sarà più nulla per sfamarli e nessun lavoratore o professionista da depredare con tasse inique.

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