Il virologo Crisanti: “Meglio usare mascherina e guanti anche in casa”

Il concetto non è facile da accettare ma è il frutto di uno studio: “Sarà meglio usare mascherina e guanti anche in casa”.

Lo evidenzia Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare all’università di Padova. Il professore spiega che occorre limitare più possibile l’uso degli ambienti domestici condivisi. Quindi il coronavirus potrebbe insinuarsi anche nelle nostre case e soprattuto per chi vive con la propria famiglia. Sulle riaperture, il virologo invita a una “gradualità territoriale”, ovvero prima la Sardegna e per ultima la Lombardia, in particolare Bergamo.

Lo studio

La dimostrazione arriva da un’indagine condotta da un gruppo di scienziati e tecnici divisi in due gruppi: uno dell’azienda ospedaliera e dell’ateneo patavino e l’altro guidato dal matematico Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra. Lo studio ha dimostrato che se c’è una persona contagiata in famiglia, il rischio di essere infettati è 84 volte superiore rispetto alla norma, mentre scoprendo e isolando tutti i casi positivi, la capacità di riproduzione del Covid-19 scende da 2 a 0,2. L’obiettivo è isolare le persone per eliminare la diffusione del virus. Sono state quindi ricostruite tutte le catene dell’infezione e si ritiene che i primi contagiati di Vo’ Euganeo possano risalire alla seconda settimana di gennaio.

Le misure di contenimento

In un’intervista al Corriere della Sera, Crisanti invita a considerare alcuni aspetti a sostegno delle mascherine in casa. “In ospedale arrivano a grappoli, interi nuclei familiari – precisa il professore-. Questo significa che se non si sta attenti le nostre case possono trasformarsi in tanti piccoli focolai di contagio”. Oltre ai dispositivi di protezione, secondo il virologo bisognerebbe andare nelle case a fare i tamponi a tutte le persone che hanno sintomi non gravi ed esaminare chi è entrato in contatto con i soggetti positivi. Poi sarebbe opportuno trasferire tutti i contagiati, ovvero quelli che non richiedono un ricovero ospedaliero, negli hotel rimasti vuoti. In questo modo i malati avrebbero la possibilità di rimanere in contatto con le famiglie.

Crisanti sottolinea che si sta discutendo di questa ipotesi. “Si potrebbe – continua – procedere con due tre casi pilota nelle aree a maggior densità alberghiera, tipo Venezia, Padova, l’area termale…”. Il professore ribadisce l’importanza degli alberghi e li definisce alternative dignitose e non “lazzaretti”.

Infine, il virologo invita ad effettuare “tamponi e test sierologici su larga scala in modo da evitare l’introduzione in azienda di dipendenti infetti”.

il giornale.it

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