Coronavirus, l’unità di crisi della Lombardia: “Terapie intensive nei corridoi”

Mentre il coronavirus continua a diffondersi in tutta Italia e il governo chiude Lombardia e altre 14 province per contenere il Covid-19, la situazione negli ospedali si fa sempre più critica.

“Ormai siamo costretti a creare terapie intensive in corridoio, nelle sale operatorie, nelle stanze di risveglio. Abbiamo sventrato interi reparti d’ospedale per fare posto ai malati gravi. Una delle Sanità migliori del mondo, quella lombarda, è a un passo dal collasso”. A dichiararlo è il coordinatore dell’Unità di crisi di Regione Lombardia per le terapie intensive, Antonio Pesenti.

“Il quadro è di gravità tale da richiedere un aumento dei posti in rianimazione fino a dieci volte l’attuale disponibilità – ha spiegato Pesenti al Corriere -. Il numero di ricoverati in ospedale previsto alla data del 26 marzo è di 18 mila malati lombardi, dei quali un numero compreso tra 2.700 e 3.200 richiederà il ricovero in terapia intensiva. Oggi ci sono già oltre mille pazienti tra quelli in rianimazione e quelli che rischiano di aggravarsi da un minuto all’altro. Noi monitoriamo la situazione 24 ore su 24″. Il coordinatore, insieme ai colleghi delle rianimazioni, è autore di una dura lettera diretta al governo. Nella missiva si parla di rischi non solo per i malati di coronavirus, ma anche per tutti gli altri. “Finora – ha spiegato – in Lombardia le ambulanze sono sempre arrivate in 8 minuti, adesso rischiano di non arrivare entro un’ora. Un pericolo enorme per chi ha un infarto, e non solo”.

Ieri era stato il capo della protezione civile e commissario per l’emergenza, a parlare di “situazione di sofferenza negli ospedali lombardi”. “Stiamo creando blocchi Covid-19 ovunque. Ormai sono stati coinvolti tutti i principali ospedali della Lombardia, almeno una cinquantina. Come noto i pazienti contagiati non possono essere mischiati agli altri. Vuol dire avere rianimazioni dove tutto avviene con particolari sistemi di protezione: dall’aria filtrata a medici e infermieri che si vestono e svestono sempre in presenza di un’altra persona per controllare che le procedure siano corrette perché basta una minima distrazione per infettarsi. Lavoriamo bardati per proteggerci dal virus”. Nel corso della conferenza stampa di ieri, Borrelli aveva inoltre aperto all’idea del “movimento di pazienti dalla terapia intensiva in altre Regioni”. “Sono pazienti molto complessi da spostare – ha spiegato Pesenti -. Sia per le loro condizioni fisiche sia per le protezioni che vanno assunte per non contagiarci. La vedo difficile”.

“Non è il momento di uscire, né di fare shopping né di andare a bere lo spritz, come ormai ripetiamo da giorni – ha concluso Pesenti rivolgendosi agli italiani -. Bisogna modificare i rapporti sociali, con i negozi e i mercati rionali chiusi. A Milano, dove io vivo, almeno finora c’è stata troppa gente inutilmente in giro. Bisogna uscire solo per comprarsi da mangiare”.

il giornale.it

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