Così la task force cura Mattia, il “paziente n. 1”

Una lotta quotidiana, perenne, dal giorno alla notte, che coinvolge oltre 30 medici, infermieri e specializzandi. L’operazione miracolistica ha un solo obiettivo: salvare Mattia, il primo contagiato dal Coronavirus in Italia.

E nel frattempo 40 tra medici, tecnici e ricercatori studiano centinaia di tamponi al giorno. Tutto ciò avviene nel reparto di malattie infettive del policlinico San Matteo di Pavia, dove da oltre una settimana si sta tenendo “la missione più difficile in corso in Europa”, incentrata sul “contagiato italiano che non deve morire”. Il paziente uno, trovato positivo a Codogno, ora muove lo spirito di volontà di raggiungere il traguardo. L’infettivologo Raffaele Bruno ha avvertito: “So di non fare un’affermazione scientifica, ma la verità è che per sconfiggere un nemico nuovo e sconosciuto abbiamo bisogno anche di una somma insondabile di coincidenze positive. Detto in due parole, augurate a noi medici e agli scienziati buona fortuna”.

Anche la missione di Fausto Baldanti non ha precedenti. La task force del direttore della scuola di virologia molecolare ha un compito ben preciso: “Dobbiamo trovare, seguire e controllare l’infezione, per diagnosticarla, o poterla escludere tra chi viene sottoposto ai test”. È in corso ciò che definisce “il più gigantesco sforzo messo in campo dall’Occidente contro questa infezione nuova”. Dal fatto che non si hanno ancora conoscenze approfondite in merito scaturisce la paura: perciò l’intento è quello di “raccogliere il maggior numero di dati accertabili e certificati, mettendoli a disposizione di tutto il mondo”.

Il cocktail di farmaci

Al momento il 38enne di Castiglione d’Adda “rimane sedato, incosciente e intubato perché non autonomo nella respirazione”. Ma prevedere il decorso dell’infezione non è possibile: “L’imprevedibilità purtroppo è il marchio dei virus sconosciuti”. Per quanto riguarda la cura ora si sta testando “un cocktail di farmaci usati per l’Hiv, per l’epatite C e per l’ebola. Nella miscela c’è la ribavirina”. Questo mix “in Cina e in Corea del Sud è stato testato con successo anche sui pazienti”.

Baldanti, come riportato da La Repubblica, ha ricordato che il Covid-19 viaggia con le persone: “Il suo movimento sulla terra così oggi è rapido e inarrestabile. Il fatto che il primo focolaio europeo sia esploso tra i dieci centri del Lodigiano è casuale, anche se la Lombardia è una delle regioni più densamente popolate e globalizzate del continente”. Gli angeli con il camice bianco però sono sempre presenti, a disposizione per curare più persone possibile nel modo migliore possibile: “È un impegno eccezionale e non sappiamo quanto durerà questa epidemia. La gente deve sapere però che il nostro sforzo durerà fino a quando sarà necessario”. Perciò assistere alla morte di Mattia “sarebbe un incubo. Ma cedere al protagonismo e dimenticare di remare tutti in silenzio e nella stessa direzione, sarebbe peggio”. In tal caso “la sconfitta risulterebbe collettiva e irreparabile: lo spettro della pandemia dilagherebbe nel disastro del pandemonio”.

il giornale.it

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