Monaco 1970, quegli ebrei morti per mano dell’estrema sinistra

Sono passati esattamente cinquant’anni. Il 13 febbraio 1970, venticinque anni dopo la resa incondizionata della Germania nazista e la fine dell’Olocausto, altri ebrei furono assassinati in Germania.

Quel giorno morirono nella casa di riposo ebraica di Monaco, Arie Leib Leopold Gimpel, David Jakubovicz, Eliakim Georg Pfau, Meir Max Blum, Rivka Regina Becher, Rosa Drucker e Siegfried Offenbacher. Sei di questi sopravvissuti all’Olocausto morirono soffocati o bruciati dalle fiamme. Uno di loro morì saltando fuori dalla finestra, tentando di salvarsi. La casa di riposo si trovava nel centro della comunità ebraica vicino alla sinagoga nella “Reichenbachstrasse” di Monaco. Sia la casa per anziani che quella per studenti erano situate ai piani superiori. Poco prima delle 21:00, ricostruisce il Berlin Spectator, una persona sconosciuta entrò nell’edificio e versò benzina per tutta la scala. Poi accese il fuoco.

La sinistra radicale responsabile dell’attentato antisemita di Monaco

In pochi minuti, le fiamme raggiunsero i piani superiori. Grazie all’arrivo tempestivo dei vigili del fuoco, circa 50 persone furono tratte in salvo, mentre in sette persero la vita, e una targa ricorda ancora oggi le vittime di quell’attentato. Chi furono i responsabili di questo vile attacco antisemita? Come ricorda Italia Oggi, la polizia decise in un primo momento che la colpa era dei neonazisti. Era la soluzione più semplice, probabilmente, ma le cose andarono diversamente. Infatti, negli anni si è continuano a indagare senza sosta, fino al 2017, quando il dossier è stato chiuso, e la verità che emerse fu un altra. I colpevoli erano i Tupamaros München, della sinistra radicale, il nucleo che, in poco tempo, si sarebbe trasformato nella Rote Armée Fraktion.

Uno dei leader, Fritz Teufel, è morto nel 2010, Irmgar Möller, Brigitte Mohnhaupt e Rolf Heißler sono vivi e scontano in carcere la condanna per diversi omicidi. Erano stati sempre loro nel novembre del ’69, a deporre una bomba nella sinagoga della Fasanenstrasse, che poi fortunatamente non scoppiò. Anche in questo caso furono sospettati i neonazisti, ma i responsabili erano da cercare tra i membri del Republikanischen Klub, che era sovvenzionato dalla Stasi, il servizio segreto della Germania comunista. Già nel 2012, la rivista tedesca Focus aveva riferito di aver scoperto “informazioni vitali” sugli autori dell’attentato antisemita di Monaco: inchiesta giornalistica che spinse la polizia tedesca a riaprire il caso dopo anni. La rivista sosteneva di avere “prove sostanziali” sulle responsabilità degli attivisti della sinistra radicale tedesca, con tanto di documenti ufficiali. Aveva ragione: la colpa era dell’estrema sinistra, e non dei neonazisti o dei palestinesi come ipotizzano per anni.

Il problema ora è per gli ebrei tedeschi è l’islamismo

Dopo la guerra e gli orrori nazisti, a Monaco fu fondata una nuova comunità ebraica, che nel 1970 poteva contare su circa 3.500 persone. In seguito alla caduta dell’Unione Sovietica, la popolazione ebraica a Monaco crebbe ulteriormente fino alle 9.000 persone di oggi, il che la rende la seconda più grande comunità ebraica in Germania dopo Berlino. A causa dell’esperienza storica della Germania con il nazismo, il comportamento antisemita è stato a lungo associato all’estremismo di destra. Tuttavia, la maggiore preoccupazione per gli ebrei oggi è rappresentata dall’islam radicale.

Ne è una dimostrazione, come nota l’Hudson Institute, la manifestazione organizzata dalle associazioni islamiche presso la Porta di Brandeburgo nel dicembre 2017 per protestare contro la decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, dove vennero bruciate diverse bandiere dello stato ebraico e intonati inni antisemiti. Nel maggio scorso, la principale agenzia di intelligence in Germania ha pubblicato un’analisi completa sul crescente fenomeno dell’antisemitismo da parte degli estremisti islamisti nel Paese. Segnale che il problema esiste, eccome.

il giornale.it

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