Ecco il piano dei giallorossi: sopprimere presidi di polizia

Il “Piano di riorganizzazione della polizia stradale” è un faldone corposo che nessuno è autorizzato a far circolare. L’imperativo è: file riservato, visto che si tratta di una bozza.

Quindi bocche cucite con la stampa, o quasi. Da qualche giorno infatti da più parti si sono sollevate polemiche per il “taglio” netto che il Viminale vorrebbe dare ai distaccamenti della Polstrada.

I numeri prima di tutto: dagli attuali 166 presidi, il dipartimento vorrebbe passare a 142. Come ilGiornale.it è in grado di ricostruire, l’idea – oggetto di un confronto ieri con i sindacati – è questa: sopprimere due distaccamenti per istituire una sezione BAT; “elevare” 14 unità operative a Sottosezione, sopprimendone contestualmente tre; e chiudere definitivamente altre 6 unità operative “non più strategiche”. Totale: 24 uffici chiusi o trasformati. Nel mirino dovrebbero esserci le strutture di: Fonni in Sardegna; Casalecchio di Reno, Lugo e Rocca S.C. in Emilia Romagna; Ceva, Borgomanero e Domodossola in Piemonte; e quelle Finale Ligure e Sanremo in Liguria.

“In questo modo – spiega Andrea Cecchini, di Italia Celere – Si sta rafforzando la presenza della polizia di Stato sulle autostrade in virtù di una direttiva di Minniti emessa a seguito degli impegni assunti con le società autostradali”. Le Sottosezioni, infatti, operano sulla rete ad alta viabilità, mentre i distaccamenti si occupano delle strade ordinarie (superstrade, statali e provinciali). Quando dunque il ministero “eleva” una unità a Sottosezione, sta sostanzialmente spostando le (poche) forze a disposizione sulle autostrade. E c’è un motivo.

“Nel caso delle Sottosezioni – spiega Cecchini – i costi di auto, benzina e strutture viene sostenuto dalle società private che, a suon di milioni, gestiscono la rete autostradale”. I distaccamenti, invece, sono tutti a carico della collettività. “Per risparmiare, dunque, si preferisce dirottare le risorse in autostrada”. Il problema è che così “si vanno a tagliare servizi necessari”, come la presenza delle forze dell’ordine sulla viabilità ordinaria: “La politica da anni non fa altro che tagliare – attacca il sindacalista – Ora la coperta è corta e così il dipartimento è costretto a trovare una soluzione, chiudendo alcuni uffici”.

E pensare che, numeri alla mano, le strade con maggiori decessi sono proprio quelle che verranno lasciate sguarnite. I dati istat sul 2018 dicono la maggior parte degli incidenti avviene sulle vie urbane (73,5%) e su quelle extraurbane (21,1%). Mentre solo il 5,5% dei sinistri capita in autostrade o raccordi. Anche sui decessi la fotografia è simile: in tutto il 2018 in autostrada sono morte 330 persone, comprese le 43 vittime del Ponte Morandi. Mentre sono molte di più le vittime su strade extraurbane (1.603) e urbane (1.401). “Poi quando accade una disgrazia – fa notare Cecchini – si chiede subito alla stradale di fare i controlli del sabato sera contro droga e alcol alla guida. Un servizio che fa comodo ai politicanti di questo Paese”. Senza considerare che la Stradale è una specialità e chi ne fa parte ha seguito dei corsi appositi per il rilevamento degli incidenti e l’intervento in situazioni critiche. “Si tratta di uomini validi che si assumono enormi rischi senza tutele o garanzie – insiste Cecchini – Tra loro c’è il più alto tasso di morti e feriti nelle forze dell’ordine. Se viene a mancare la loro presenza sulla viabilità ordinaria, a chi verranno affidati questi compiti?”.

Un’altra questione è poi destinata a scaldare il dibattito pubblico. All’orizzonte infatti ci sarebbe anche la chiusura di presidi di frontiera, tema di cui si sta discutendo con i sindacati. “Verranno eliminati – denuncia Domenico Pianese, segretario del Coisp – gli uffici in porti e aeroporti molto sensibili come Gioia Tauro, Napoli, Trieste, Brescia, Parma, Taranto, La Spezia. Tra accorpamenti con altri uffici e devoluzione delle attribuzioni alle Questure territorialmente competenti, ci saranno 59 articolazioni territoriali della Polizia di Frontiera rispetto alle 66 attuali”. Un altro taglio.

il giornale.it

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