Sulle foibe la doppia faccia della sinistra. Usano una tragedia nazionale per fini politici

Le foibe strumentalizzate: è questa la cosa peggiore che il centrosinistra poteva fare nei confronti di un dramma di tale portata umana e storica. Una strumentalizzazione subdola, strisciante, senza neanche quel moto di orgoglio che potrebbe avere un vero comunista a dire che sì, ci sono state ma eravamo in guerra e quello la guerra ha portato.

Invece no, il centrosinistra ha usato le foibe. Che è una cosa fin peggiore che negarle, è un’offesa misera e miserevole.

La prima proposta di legge relativa alla “Concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati” fu presentata alla Camera nel 1995 dagli allora deputati di Alleanza Nazionale. Il testo non venne mai neanche discusso in commissione: venne portato fino al termine della legislatura e quindi fatto decadere nel silenzio. E questa fu la prima vigliaccata della sinistra, che non ebbe neanche il coraggio di discutere la proposta in Aula.

Foibe, il buon viso a cattivo gioco di Bersani

Ma poco dopo le cose cambiarono e delle foibe si cominciò a parlare con serietà e obiettività storica. Il centrosinistra capì che non poteva continuare a tenere la polvere sotto il tappeto e pensò che tanto valesse governare le notizie invece che farsi sommergere. Fu Bersani a fare buon viso a cattivo gioco e a sdoganare il fatto che sì, il genocidio c’era stato, e sì, la colpa era stata dei soldati del comunista Tito. Bel gesto? No, solo un fine calcolo politico di quanto questa cosa potesse provocare danni se non riconosciuta.

Andiamo avanti e veniamo a oggi. Negli ultimi anni la sinistra è stata travolta dal fenomeno Salvini prima, e dall’ascesa irresistibile della nostra Giorgia Meloni dopo. Le destre stanno acquisendo consensi a velocità iperbolica e le sinistre si sono ritrovare con le spalle al muro a dover elaborare una strategia di salvezza. Avrebbero potuto farlo aggiornando i loro programmi, andando nelle periferie delle grandi città o nei centri dei piccoli paesi, chiedendo alla base di vivere il territorio e ai vertici di comprenderlo. Ma no, hanno preferito un’altra via. Per supplire alla ormai profonda incapacità di capire i cittadini, hanno deciso di spaventarli. “Pericolo fascismo”, hanno urlato a squarciagola, sperando che la gente terrorizzata si raccogliesse sotto la loro ala.

Poi, di nuovo la caccia al fascismo

Nell’assurdità della cosa, hanno tirato in mezzo anche le foibe, che adesso per loro non sono più così attrattive. Negare non si può più, minimizzare è difficile, ma coprire sotto un velo di disinteresse poteva essere la strada. E poi così, in modo subdolo e celato da falso buonismo, buttare qua e là l’idea che i morti fossero fascisti o comunque a loro legati, che non erano migliaia ma molti meno, che fu il fascismo a portare a una situazione di odio: insomma, nelle foibe le persone vennero trucidate davvero, però – a loro dire – per colpa del fascismo. “Che è anche oggi un pericolo reale e incombente sull’Italia!”: ed ecco confezionata una campagna elettorale basata sul niente, o meglio, sulla paura.

Ipocrisia, comodità, strumentalizzazione. Vedere il dramma delle foibe trattato dalla sinistra in questo modo mi fa ancora più male che sentire quei quattro poveretti dei centri sociali negarle del tutto. Almeno nel secondo caso posso pensare che non ci si possa aspettare molto da gente che non ha mai preso un libro in mano e che vive di rancore e violenza. Diverso è quando si parla di esponenti politici colti e preparati, che sanno benissimo cosa successe quando la polizia politica di Tito sterminò i nostri connazionali, la cui unica colpa era di essere italiani, eppure non riescono a trattare questo dramma con la dignità e l’onestà che merita.

Lo faremo noi. Come ogni anno. A testa alta.

*consigliere regione Lombardia

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