“A Bibbiano rete criminale”. La toga sbugiarda i negazionisti

Sei pagine per smontare una narrazione che da qualche settimana attraversa i massmedia: quella secondo cui l’inchiesta su Bibbiano, sui crimini commessi all’interno dei servizi per l’infanzia in Val d’Enza, si starebbe sgonfiando.

La liberazione di alcuni indagati è stata raccontata come il segnale che le accuse mosse dalla Procura di Reggio Emilia starebbero perdendo consistenza. Purtroppo non è così.

Le sei pagine sono quelle dell’ordinanza – resa nota due giorni fa da Avvenire – con cui il giudice preliminare Luca Ramponi ha liberato dagli arresti domiciliari due personaggi chiave della vicenda, l’ex dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza Federica Anghinolfi e l’assistente sociale Francesco Monopoli. La revoca dei domiciliari non è motivata con la mancanza di prove, ma al contrario dal fatto che le prove sono ormai così granitiche da non poter essere più nascoste, nonostante «i contatti con il mondo politico e ideologico di riferimento».

A consolidare le accuse sono per il giudice Ramponi una serie di verbali sconcertanti che descrivono come la Anghinolfi costringesse di fatto gli assistenti sociali a dare per accertati casi di violenze su minori mai provati, per giustificare l’allontanamento dalle famiglie. Da testimonianze e documenti «trovano conferma le consapevoli falsificazioni (…) nonché gli aspetti relativi al meccanismo economico di indebito ed illecito finanziamento della psicoterapia con denari pubblici». A muovere il gruppo è il business: ma anche una crociata figlia di motivazioni quasi deliranti. Una teste racconta che i due «si riferivano a racconti dei bambini da cui emergeva la sussistenza di omicidi di altri bambini, ma anche ad episodi di cannibalismo e rituali religiosi satanici». E un’altra: «Monopoli mi disse che alla base di ciò vi era una cerchia di persone che mi lasciò intendere essere molto potenti dedite alla pedofilia, cerchia in cui le famiglie dei bambini da loro protetti avevano venduto i propri figli per soddisfare le pulsioni sessuali del gruppo (…) mi parlò anche di pratiche sessuali estreme che avevano provocato anche lo svenimento di alcuni bambini».

La Anghinolfi, Monopoli, ma anche la psicoterapeuta Nadia Bolognini sembrano ossessionati dalla presenza, in questa rete immaginaria di pedofili, di preti, giudici, poliziotti. Dice Cristina Caggiati, ex comandante dei vigili della Val d’Enza: «La Anghinolfi da diversi anni mi parlava di una rete di pedofili che la stessa ipotizzava essere operante anche nella val d’Enza (…) riteneva che tale rete fosse collegata o simile a quella che aveva operato nella vicenda di cronaca conosciuta come i «diavoli della bassa modenese». In una occasione mi disse anche di ritenere che il piccolo Tommaso Onofri potesse essere stato vittima della citata rete». Va ricordato che per l’uccisione del povero Onofri c’è giù una persona all’ergastolo, e la pedofilia non c’entra niente. E che l’inchiesta sui «diavoli della Bassa» finì in nulla.

Testimonia un’assistente sociale: «Loro temevano in mente prevalentemente l’obiettivo abuso sessuale e tutto ruotava attorno a tale obiettivo e su di esso ci veniva richiesto di orientare i nostri accertamenti anche quando vi erano versioni alternative su cui lavorare (…) qualsiasi tentativo da parte nostra di riferire che a nostro parere non vi erano ipotesi di abuso veniva tacciato di negazionismo (…) non avrei mai osato indicare circostanze favorevoli ai genitori o che spiegavano i fatti diversamente, nelle relazioni sembrava volutamente e sempre che tutto fosse abuso sessuale o maltrattamento».

Conclude il giudice: «Anghinolfi mostra un peculiare atteggiamento che denota il suo tasso potenziale di criminalità», ed è accomunata «per inclinazione personale e comunanza ideologica» alle posizioni della Hansel e Gretel, la onlus della Bolognini e di suo marito Claudio Foti che dal Comune di Bibbiano ricevettero senza gara l’appalto per i servizi di psicoterapia. Per tutti loro, e per il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, la Procura di prepara a chiudere le indagini preliminari.

il giornale.it

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