Renzi fa denunce a tutto campo E spuntano altri finanziamenti

O pen, terzo giorno, due inchieste parallele: quella sulla fondazione e sui trasferimenti di denaro da parte dei finanziatori, e quella sull’acquisto della villa di Matteo Renzi a Firenze, anche grazie a un prestito di 700mila euro arrivato dalla famiglia Maestrelli (azienda di ortofrutta), già finanziatori della Open e che ha visto uno dei suoi membri, Riccardo, nominato proprio dal governo Renzi nel cda di Cassa depositi e prestiti.

«Stiamo parlando di un carissimo amico a cui ho chiesto un favore per una somma che non era nella mia disponibilità in quel momento», si sfoga ieri Renzi ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital. Glissa però sulla nomina dell’amico Maestrelli a Cdp e prestiti. E sulla vicenda, da Accra, è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte, che rispondendo alle domande dei giornalisti ha fatto gli auguri agli alleati: «Siamo nelle fasi iniziali dell’inchiesta – ha detto – non ho elementi ulteriori quindi non mi permetto di valutare o pronunciarmi. Le verifiche giudiziali vanno fatte come sempre. Auguro agli amici di Italia Viva di poter chiarire». Problemi per il governo? «Mi sembra – ha risposto il premier – che l’inchiesta non debba influire sulle sorti di un Governo, sarebbe una commistione inaccettabile».

Le indagini su Open riguardano la gestione dei soldi che confluivano nelle casse della Fondazione e la disponibilità garantita anche ad alcuni componenti del cda, come Luca Lotti. Anche se lui nega: «Non sono indagato. Non sono mai esistite carte di credito o bancomat della Fondazione Open intestati a parlamentari» Intanto per l’inchiesta Open ci sono già cinque indagati che annunciano ricorso al tribunale del riesame contro i sequestri. Nel registro degli indagati, oltre all’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della fondazione (per traffico di influenze illecite e finanziamento illecito ai partiti), e all’amico di Renzi Marco Carrai (finanziamento illecito), sono stati iscritti con accuse diverse (riciclaggio e autoriciclaggio), Patrizio Donnini, amministratore della società fiorentina Web&Press che ha lavorato per la prima campagna elettorale di Renzi, la moglie Lilian Mammoliti, una delle organizzatrici della Leopolda, e il manager della società Renexia (gruppo di costruzioni Toto) Lino Bergonzi. Quanto a Carrai, viene ritenuto dalla procura il personaggio «decisivo» nel reperimento di finanziatori per Open: 11 importanti personaggi del mondo finanziario italiano che sarebbero poi diventati clienti dell’avvocato Bianchi. Tra loro Gianfranco Librandi, volto noto della tv, che ha versato 800mila euro attraverso le sue aziende e che dice, oggi: «Ho aderito a un progetto politico e quindi l’ho sostenuto. Lo farei ancora». Imprenditore, ex di Scelta Civica, è stato candidato nel Pd di Renzi nelle elezioni del 4 marzo 2018: oggi è passato a Iv. Nella lista c’è anche l’editore Vittorio Farina, ex socio di Bisignani, arrestato nel 2017 per bancarotta fraudolenta, che ha versato ad Open 100mila euro.

La Nazione scrive che nel mirino degli inquirenti ci sarebbe anche la Wadi Ventures Management, con sede in Lussemburgo, fondata da Carrai nel 2012 (anno di nascita della fondazione renziana) assieme ad alcuni soci anche israeliani. Riguardo, invece, all’inchiesta sulla villa di Renzi acquistata per 1,3 milioni di euro nel giugno del 2018, oltre a un passaggio di 700mila euro sui conti di Renzi datato 12 giugno, l’Espresso rivela un altro prestito per Renzi: 20mila euro proprio da Carrai. Ma il giornalista dell’Espresso Gigi Riva si è scusato con Renzi ammettendo di aver detto un’«inesattezza» in tv Renzi, imbufalito, annuncia querele a raffica: «Contro chi ha violato il segreto bancario e contro chi ha scritto delle cose incredibili sul mio conto. Ho fatto il conto che il mio meraviglioso mutuo da un milione di euro per la casa me lo pago per il 70% con le azioni civili».

il giornale.it

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