Luca ucciso per i soldi nello zaino di Anastasia: “Gli levo i 70mila euro”

Roma Omicidio della Caffarella, cinque arresti. Obbligo di firma per Anastasia Kylemnyk, la biondina dell’Est che si ostina a non parlare.

«Ma se famo invece comeeee sentìme, a parte gli scherzi, sto con un amico mio che conosci, bello fulminato! Ma se invece io vengo a prendeme quella cosa che mi hai detto ieri e glieli levo tutti e settanta? Vengo, te faccio un bel re». Valerio Del Grosso quando vede il denaro nello zainetto di Anastasia non ci pensa due volte e anziché andare a prendere il carico di droga, 15 chili di marijuana di ottima qualità, va dal suo fornitore di San Basilio, Marcello De Propris, a prendere il «pezzo». Vale a dire un revolver calibro 38 special del padre Armando. Marcello sta preparando la droga, «stò a imballà il gameboy», quando l’assassino di Luca Sacchi si presenta assieme a Paolo Pirino a prendere l’arma. Un cambio di programma che costerà la vita al fidanzato dell’ucraina, intervenuto quando la 25enne viene aggredita da Pirino a colpi di mazza.

Eccolo il movente assurdo per il delitto del 23 ottobre scorso all’Appio Latino, una «sola» fra trafficanti di droga. Da una parte i «bravi ragazzi» della Caffarella, almeno quattro persone, fra questi Giovanni Princi, 24 anni, ex compagno di liceo di Sacchi, figlio di un medico dentista e già coinvolto in reati di droga. È lui il collettore degli spacciatori di «fumo», l’intermediario che contatta i «borgatari» di Casal Monastero per acquistare un carico di droga. Settantamila euro divisi in mazzette da 20 e cinquanta euro, sicuramente l’incasso di altri traffici, da trasformare in droga. Tanta erba da vendere per le festività imminenti. Ieri mattina i carabinieri del comando provinciale di Roma hanno arrestato Marcello De Propris, notificata in carcere l’ordinanza di custodia cautelare a Valerio del Grosso e Paolo Pirino, arrestato Giovanni Princi, notificato il provvedimento restrittivo, limitato alla firma alla stazione Appio dei carabinieri alla Kylemnyk. Concorso in omicidio pluriaggravato, rapina aggravata, detenzione illegale e porto d’arma per i primi tre, tentato traffico di sostanza stupefacente gli altri.

Un mese di pedinamenti, interrogatori e riscontri scientifici da parte dei carabinieri per ricostruire l’ambiente in cui è maturato il delitto del giovane personal trainer. Fondamentali le intercettazioni telefoniche della polizia fra gli arrestati. Messaggi e conversazioni prima e dopo il delitto. Un piano pensato e portato a termine in meno di un’ora da Del Grosso dopo l’incontro fra Princi e Anastasia con i loro emissari, Simone Piromalli e Valerio Rispoli, in via Latina, alle 21,30 di quella notte maledetta. Del Grosso si accorda per la consegna della merce in cambio del denaro contenuto nella zaino di pelle rosa. Ma quando si allontana a bordo della Smart Forfour guidata da Pirino ha un’idea. E chiama De Propris. «È un po’ ambigua la situazione, lo sai? Non poi capì Marcè quanti so’ non poi capiii Me sta a partì la brocca proprio de brutto». Marcello lo prende in giro: «Te stai a cagà sotto». Ma Del Grosso non scherza: «Io invece voglio fà un casino». Appena vedono l’ucraina e il fidanzato Pirino la colpisce con una mazza. Sacchi lo atterra dopo aver preso due bastonate sulle braccia. A quel punto Del Grosso, da due metri di distanza, estrae il revolver e spara. «Mongolide portame la tuta» scrive De Propris dopo l’omicidio parlando dell’arma. Denunciato dalla madre, Del Grosso viene arrestato assieme a Pirino il giorno dopo.

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