Orlando: “Siamo a un bivio, il voto diventa tema inevitabile”

“Non è una minaccia ma siamo davanti a un bivio che non possiamo ignorare”. Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, intervistato dall’HuffPost, evoca il ritorno alle urne dopo la sconfitta elettorale in Umbria e, soprattutto dopo le fibrillazioni nate con le discussioni sulla finanziaria.

“Questa esperienza, nata per necessità e in modo rocambolesco, non può avere come missione quella di ritardare che arrivi al governo la destra di Salvini, guadagnando mesi di vita”, spiega l’ex Guardiasigilli Orlando convinto che “tirando a campare il populismo non si argina, ma si amplifica”. La debaclè in Umbria brucia, anche se era messa in conto ormai da tempo, considerato che Perugia e Terni erano già in mano a quel centrodestra che alle ultime Politiche aveva vinto tutti i collegi elettorali, ma a pesare ora sono le dichiarazioni di Luigi Di Maio, contrario a riproporre un’alleanza col Pd per le prossime Regionali. “Non si può stare in una esperienza di governo con un piede solo e tanto più dopo il fallimento di questa formula con Salvini”, sottolinea Orlando che aggiunge: “Né si può ipotizzare un governo cui si dà la funzione di arginare la destra fondandolo su una somma di desistenze”.

Per poter stare insieme “serve un’anima”. Anima che è mancata in sede di scrittura dela manovra perché “se pensi di stare dentro una coalizione ma che il tuo destino sia altrove giocoforza, cercherai di portare a casa un bottino a scapito degli alleati”. Dunque, in questa situazione, il voto diventa inevitabile perché se “si prende atto che le ragioni della propria parte sono incompatibili con uno spirito di coalizione il passaggio è molto chiaro: evitare ulteriori e certi logoramenti”. Parole che stridono con la necessità evidenziata da molti notabili del Pd solo poche settimane fa di dar vita a un’alleanza organica con il M5S. Ma su questo nemmeno il vicesegretario Orlando sembra indietreggiare. “Si può e si deve discutere” su come “trasformare la coalizione in una alleanza”, ma “quello che non si può fare è dire un giorno sì e un giorno no, creando un disorientamento che credo abbia pesato anche sul voto in Umbria”. Per quanto concerne il Pd, invece, secondo Orlando, non resta che il Congresso:”Abbiamo bisogno di un riposizionamento strategico del partito sia che sulla richiesta di un consolidamento della coalizione ci sia una risposta positiva sia che non venga questo tipo di risposta”.

il giornale.it

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