Bibbiano arriva a Reggio Emilia, indagata una funzionaria del Comune

Si allunga la lista degli indagati nell’inchiesta sui presunti affidi illeciti e i sospetti sull’esistenza del sistema Bibbiano arrivano fino al comune di Reggio Emilia.

“Te lo do brevi manu, perché non vorrei mai che intercettassero delle cose anche nei giri di mail privati”.

Così recitava, in una telefonata ascoltata dai carabinieri, Daniela Scrittore, una funzionaria del settore Politiche Sociali al Comune di Reggio. Dall’altra parte della cornetta Federica Anghinolfi. La responsabile dei servizi sociali della Val D’enza finita al centro dell’inchiesta “Angeli e Demoni”. Fu proprio la paladina delle coppie gay, secondo le carte della Procura, ad essere determinante nel mantenere i contatti che riuscissero a legare tribunali, essociazioni, operatori sociali e istituzioni, affinchè il suo progetto aberrante di strappare i minori alle famiglie d’origine per darle in affido ad amici e conoscenti avesse la meglio. E infatti, eccola che spunta di nuovo, in contatto con l’ennesima indagata.

Daniela Scrittore, come emerge dalle intercettazione telefoniche mandata in onda in un servizio di Luca Ponzi del Tgr Emilia Romagna, aveva un rapporto molto stretto con l’Anghinolfi e le due si sentivano spesso, per scambiarsi documenti e informazioni. E se alcuni tra gli accusati sembravano essere plagiati dalle più alte menti del sistema occulto, la Scrittore sembrerebbe aver proprio contribuito alle decisioni più importanti. Dalle cinquanta telefonate intercettate infatti, si può dire che fu proprio la funzionaria del Comune a convincere il già indagato dirigente dell’Asl Attilio Mattioni ad assegnare un appalto alla onlus del terapeuta Claudio Foti. In barba alle gare pubbliche.

Ad aggiungere dettagli all’accusa sono state anche alcune funzionarie della stessa Asl di Mattioni che, avrebbero confermato di aver incontrato la donna proprio nella segreteria dell’ufficio che aveva bandito la gara. Circostanze negate con forza, da Scrittore in aula di tribunale dove venne ascoltata come testimone nel processo a carico del dirigente, motivo per cui è finita nel registro degli indagati con l’accusa di false dichiarazioni. Secondo gli inquirenti la dipendente pubblica avrebbe sviato le indagini.

Mattioli, accusato di aver favorito Foti, procurando al suo centro studi un ingiusto profitto, grazie all’assegnazione di un appalto per un corso di formazione per operatori socio sanitari, era stato interrogato dai magistrati nel mese di giugno. In quell’occasione, l’indagato spiegò di aver affidato il servizio alla Onlus piemontese affidandosi, in via informale, alla sua collega del Comune, la quale gli avrebbe consigliato la Hansel e Gretel come servizio di psicoterapia valido a cui avrebbe dovuto affidare l’incarico. Nonostante l’indagata abbia negato i fatti raccontati dal dirigente dell’Asl le testimonianze del personale incaricato alla segreteria di Mattioli hanno confermato la presenza della donna in circostanze sospette: all’interno degli uffici incaricati per la gara pubblica e proprio nel momento in cui stava per essere determinata l’assegnazione. I racconti hanno confermato i sospetti dei magistrati e adesso, la Scrittore, si ritrova tra gli indagati del caso Bibbiano.

Intanto i carabinieri continuano a sbobinare le telefonate intercettate tra la nuova indagata e Federica Anghinolfi e non si asclude che per la Scrittore, possano moltiplicarsi le accuse. Proprio venerdì si è proceduto al sequestro del suo telefono cellulare per ulteriori accertamenti.

Un quadro che lascia aperti molti sospetti. Ad aggiungersi alle dichiarazioni in tribunale anche un intervento della Scrittore, risalente al mese di settembre. La funzionaria faceva parte dei mebri del Tavolo regionale sulle linee di indirizzo per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento e abuso, motivo per cui – come riporta La Verità – era stata sentita il 30 settembre in occasione della Commissione regionale affidi, istituita per fare chiarezza sul tema a seguito dei sospetti destati dai casi dei bambini di Bibbiano.

Un’incontro in cui la Scrittore apparve schiva e dedita a nascondere le evidenze del caso. Quando i consiglieri regionali la sollecitarono a intervenire su Angeli e Demoni, furono queste le sue parole sui numeri degli affidi nella zona: “Non si tratta assolutamente di numeri anomali, ma di numeri compositi, nel senso che comprendono sia gli affidi consensuali che giudiziali, a tempo pieno e a tempo parziale”. Insomma i numeri non erano un problema, anzi, secondo la funzionaria, potevano persino rispecchiare l’evidenza di un’attenzione particolare alle necessità dei minori: “Se qui ci sono più affidi è perché li preferiamo agli inserimenti in comunità, pensiamo che la famiglia sia sempre una soluzione migliore per i bambini” aveva aggiunto la Scrittore. Sull’affidamento delle cure per la ricerca del trauma alla Hansel e Gretel che, da anni, occupava gli spazi del centro pubblico La Cura, la Scrittore giustifica le scelte del Comune. “Perché i Comuni ricorrono a centri privati? Perché il servizio pubblico in ambito sanitario purtroppo spesso non è sufficiente e non sempre riesce a garantire la cura. Non abbiamo luoghi adatti per fare colloqui e accogliere gli utenti. È come dire alle famiglie: “Ti ho fatto una buona diagnosi, ma ora non posso metterti a disposizione il trattamento”. Insomma, la Asl non era in grado di garantire cure psicologiche ai bambini e quindi meglio affidarli ad un centro “ossessionato” dalla conferma dell’abuso a tutti costi, messo da parte dai Tribunali Piemontesi che avevano riscontrato poca attendibilità nelle ralazioni provenienti dagli operatori di quel centro e, per di più, che negli anni aveva persino sfornato psicologi già finiti al centro di scandali sugli allontanamenti forzati come quelli dell’inchiesta dei Diavoli della Bassa.

Ma forse la Scrittore non è d’accordo con l’inadeguatezza del “metodo Foti”, tanto che è persino riuscita a difendere l’operato degli undici assistenti sociali che organizzarono il “rapimento” della bambina di Reggio Emilia. Si intrufolarono in casa della famiglia della minore con la scusa di essere della protezione animali e, in undici, strapparono la piccola dalle braccia della madre tra urla di disperazione e pianti da far accapponare la pelle. “L’allontanamento – ha commentato la Scrittore – era stato deciso dal Tribunale per i minorenni e si cerca il più possibile di intervenire affinché la separazione non sia troppo traumatica. In alcuni casi però, quando reiterati tentativi di dialogo con i genitori non vanno a buon fine, è necessario agire diversamente. Rimane un caso eccezionale nel quale i servizi sociali non hanno deciso le modalità d’intervento”.

E mentre i magistrati sentenziano l’inesistenza di un metodo Bibbiano, ogni dettaglio che sia aggiunge alle storie degli angeli di Reggio Emilia fa pensare all’esatto contrario.

il giornale.it

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