Vangelo, patria e famiglia. Riecco la formula Salvini

«Una splendida giornata» dice Matteo Salvini su Facebook citando Vasco Rossi. Un po’ la figlia a cui è provvidenzialmente caduto il dentino di prima mattina (che dire? cose che capitano anche in campagna elettorale, magari la voglia di divulgarlo aumenta), un po’ la lotta alla criminalità organizzata con arresti e confische.

E poi raccontano dalle parti del ministro dell’Interno che dopo il temporale televisivo delle comunicazioni urgenti di Conte, lunedì scorso, il clima sia migliorato.

Sarà che nonostante tutto la voglia di andare al voto non è altissima tra i leghisti, fosse anche solo per l’antica e mai dimenticata legge della politica che chi chiama le elezioni poi ne rimane bruciato. Fatto sta che l’aria è più quieta dopo la tempesta e dopo l’accordo sullo Sblocca cantieri, in agenda c’è il decreto Sicurezza bis.

«Ci pagano per andare avanti. Sono stati detti troppi no. Conto che si tornino a dire sì a porti, aeroporti, scuole, asili, case di riposo» dice il vicepremier dai palchi dai quali sale e scende cambiandosi d’abito, una volta camicia bianca e pantaloni chiari, un’altra t-shirt blu, con la testa a metà tra i ballottaggi di domenica e il consiglio dei ministri di venerdì. Sempre se ci sarà, coi tempi che corrono. Lui, Matteo, l’ha auspicato a mezzo stampa.

Salvini si aspetta che il decreto Sicurezza bis sbertucciato da Di Maio, contestato dal mondo del volontariato cattolico e dall’Onu, sia approvato senza sussulti in Cdm. Difficile esserne certi, come di tutto in queste ore. Ma a meno di estremi cambi di programma domani sera sia il vicepremier leghista che il presidente del Consiglio saranno a Roma.

Nell’attesa per Salvini continuano ad essere giornate di intensa campagna elettorale all’insegna dell’ormai sperimentata formulata Vangelo, patria e famiglia, sia pur riveduta e corretta nell’interpretazione di Salvini, che ha trovato modo di citare sia la nonna («mi diceva: non andare in Emilia, sono tutti compagni»), che il babbo («mi raccontava che quando era ragazzo bastava un diploma e c’era la gara a farti lavorare, non a tenerti una vita in stage come adesso»).

Nella notte di lunedì, tra un comizio e l’altro, ne approfitta per attaccare ancora una volta il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, reo di aver dedicato la festa della Repubblica ai rom, le cui discriminazioni a lungo subite sono state ricordate anche dal Papa. A Cremona ecco Salvini di nuovo versus Fico: «Adesso aspettiamo anche l’ufficializzazione della festa dei borseggiatori e dei lavavetri».

Toni alti, insomma, come quelli di ieri pomeriggio ad Argenta. «Prima gli italiani» per le case, anzi i dirimpettai, lo slogan ripetuto in mezzo a una folla adulante tra i quali non mancava anche un piccolo drappello di contestatori e qualche cartello malevolo: «Mai con Salvini», «Salvini non sei benvenuto». Il vicepremier non ne è sembrato scoraggiato e si è messo a interpretare le Sacre Scritture: «Il Vangelo dice: ama il prossimo tuo come te stesso ma non deve necessariamente abitare a diecimila chilometri di distanza».

La fede di Salvini è stata oggetto anche di un’intervista rilasciata al settimanale Chi, in cui il vicepremier ha dichiarato di voler fare il cammino di Santiago di Compostela, meta di centinaia di migliaia di pellegrini ogni anno (oltre 300mila nel 2018): «Sono grato alla Madonna perché ho un lavoro che amo, due figli stupendi e una compagna con cui sto benissimo». E ancora: «Sono molto devoto alla Vergine Maria, ma vorrei esserlo di più». Chi vivrà vedrà.

il giornale.it

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