Il premier si muove già da ex: “Ormai siamo un governo farsa”

Giuseppe Conte apre formalmente la crisi. Non lo fa in Parlamento come vorrebbero prassi e Costituzione.

Ma, a conferma che il suo è davvero il «governo del cambiamento», sceglie la strada della conferenza stampa in streaming e diretta tv. Insomma, le telecamere invece delle Camere. Circostanza, questa, che conferma quanto l’esecutivo gialloverde sia già con un piede nel burrone, tanto che il premier decide saggiamente di parlare a mercati chiusi. È chiaro, infatti, che Conte ha preferito questa via perché l’altra l’avrebbe trovata sbarrata: se ieri si fosse presentato in Parlamento per chiedere nuovamente la fiducia è altamente probabile che sarebbe andato a sbattere contro un muro. Questa la ragione di una crisi tanto inconsueta. Quasi surreale se, a voler fare una sintesi della conferenza stampa di ieri, il presidente del Consiglio si è presentato davanti agli italiani per chiedere ai suoi vicepremier di dire pubblicamente e in tempi brevi «se vogliono andare avanti». D’altra parte, a fine della scorsa settimana non sono bastate quasi tre ore di faccia a faccia con Matteo Salvini per fare chiarezza sui destini dell’esecutivo. Perché, è il ragionamento di Conte, «se a parole dicono tutti che vogliono continuare, quando si passa ai fatti si comportano come se fossero solo preoccupati di rimbalzarsi la responsabilità della crisi». Insomma, si è sfogato in privato il presidente del Consiglio, «ormai il governo del cambiamento si sta trasformando nel governo della farsa».

Di qui la scelta dell’aut aut. Formalmente diretto a entrambi i vicepremier, visto che anche Luigi Di Maio non riesce a smarcarsi dal pressing di chi nel Movimento – vedi Roberto Fico e Alessandro Di Battista – pensa sia meglio chiudere l’esperienza di governo con la Lega. Ma che ha come principale obiettivo il ministro dell’Interno, secondo il premier «poco chiaro sulle sue reali intenzioni». E, in effetti, il fatto che Salvini scelga di disertare i vertici convocati dal premier (ieri quello sul decreto Sbloccacantieri all’esame del Senato) preferendogli i comizi per i ballottaggi delle Comunali, non fa che confermare certi timori. Per non dire della scelta, evidentemente non casuale, di collegarsi in diretta Facebook dalla piazza di Porto Mantovano proprio durante la conferenza stampa di Conte. Non è un caso, dunque, che la replica del leader della Lega alle parole del premier non sia affatto conclusiva. Perché se da una parte assicura di voler «andare avanti con l’Italia dei sì», dall’altra non perde l’occasione per ribadire che bisogna «ricontrattare i vincoli europei» come «hanno chiesto gli italiani nelle urne».

Un passaggio chiave, perché lo stesso Conte ha molto insistito sulla necessità di aprire con Bruxelles una trattativa ragionevole, visto che la procedura d’infrazione da parte dell’Ue è più di una minaccia. Salvini, invece, sul punto non molla e continua a spingere sull’acceleratore, segno che un compromesso tra le diverse posizioni (della Lega e di Conte, ma anche del M5s) è ancora lontano. Il che è un problema, visto che già domani la Commissione Ue potrebbe gettare le basi della procedura (l’apertura formale spetta invece all’Ecofin, in programma il 9 luglio).

La strada, insomma, appare davvero in salita. E forse anche Conte ormai si considera più che un premier un ex premier. Non è un caso che ci abbia tenuto molto a smarcarsi dal M5s («non ho mai votato per il Movimento», ha detto ieri) e si sia profuso in lodi per Sergio Mattarella («gli sono grato per i suoi consigli»), nonostante con il capo dello Stato ci siano stati diversi momenti di tensione. Al punto che da mesi al Colle non considerano Conte un interlocutore credibile. Anche se ieri, ma non poteva essere altrimenti, hanno molto apprezzato il fatto che sui conti pubblici il premier sia andato incontro alle preoccupazioni del Quirinale.

il giornale.it

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