La revoca della patente solo per alcol e droga. Graziati gli smartphone

Non occorre essere della Polstrada per notare l’abnorme quantità di guidatori occupati più a mandare messaggini sullo smarthphone che a controllare quello che c’è davanti.

Ci vuole poco a trasformare un tastierista in omicida. Eppure, nonostante gli svariati appelli della polizia stradale, si continua a credere nell’etilometro come la panacea dei troppi incidenti stradali. Ma andiamo con ordine, perché ieri la Corte Costituzionale ha legittimato le pene severe previste dalla legge sull’omicidio stradale. La riforma 2016 che ha introdotto il delitto di omicidio stradale e quello di lesioni personali stradali gravi o gravissime, inasprendone le sanzioni, ha superato – spiega Palazzo della Consulta – il vaglio di costituzionalità sul divieto di bilanciare aggravanti e attenuanti.

Resta illegittimo invece l’articolo 222 del Codice della strada dove prevede la revoca della patente in tutti i casi di condanna per omicidio e lesioni stradali. La revoca automatica è legittima solo nei casi di condanna per reati stradali aggravati dallo stato di ebbrezza o di alterazione da assunzione di sostanza stupefacente. Per il resto sarà il giudice a valutare. Dunque, sul cellulare si continua a chiudere un occhio. Vorrebbe il pugno duro la polizia stradale, che in commissione Trasporti alla Camera aveva chiesto di consentire il ritiro della patente già alla prima violazione per chi usa (e sono tanti) il cellulare alla guida, la principale causa di incidenti soprattutto quando si digitano messaggi, e non solo in caso di recidiva come previsto ora.

Una proposta fatta sua dalla vicepresidente della commissione in quota Forza Italia, Deborah Bergamini, e accolta con favore anche dal Movimento Cinque stelle che ha presentato un progetto di legge di modifica del Codice della strada. La richiesta è di sanzioni amministrative «molto pesanti per chi utilizza in maniera impropria i dispositivi mobili durante la guida, con decurtazione punti e sospensione della patente fino a 3 mesi già alla prima violazione e 6 se recidivi», rimarcano Diego De Lorenzis ed Emanuele Scagliusi, vicepresidente e capogruppo pentastellati in commissione Trasporti a Montecitorio e firmatari delle proposte di legge.

Detto ciò, Santo Puccia, primo dirigente della polizia stradale che mercoledì mattina in audizione alla commissione Trasporti della Camera aveva sostenuto che la principale causa degli incidenti è l’uso degli smartphone e degli altri dispositivi, «auspica la modifica che consenta il ritiro della patente alla prima violazione». «Oggi la sospensione della patente c’è solo in caso di recidiva – dichiara Puccia – e non è un deterrente. La modifica normativa è di grande aiuto per prevenire. Purtroppo si tratta di una trasgressione diffusa e difficile da contrastare. Per questo lo spauracchio del ritiro della patente alla prima violazione può essere efficace».

Ribadisce il concetto Girolamo Lacquaniti, il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari polizia: «L’Associazione nazionale funzionari di polizia già dal luglio del 2017 aveva richiamato la necessità di rivedere le sanzioni per l’uso del cellulare alla guida, prevedendo la sospensione della patente alla prima infrazione. Alle promesse non erano seguiti i fatti perché, secondo dei rumors, si trattava di una norma impopolare». «È inutile inasprire la sanzione sull’uso dei cellulari alla guida se poi non si è multati, solo lo 0,36% delle multe sono per questo motivo», chiude l’unione nazionale consumatori.

il giornale.it

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